Eni, i pm di Brescia chiedono le motivazioni del «caso Nigeria»

La Procura che indaga i due magistrati milanesi intende acquisire le carte della sentenza assolutoria del processo Eni-Shell/Nigeria
Carte processuali nel corridoio del Palazzo di Giustizia - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Carte processuali nel corridoio del Palazzo di Giustizia - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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La Procura di Brescia ha chiesto al Tribunale di Milano di aver copia delle motivazioni, depositate mercoledì scorso, della sentenza del processo sul caso Eni-Shell/Nigeria finito con 15 assoluzioni, per acquisirle nell'inchiesta che vede indagati l'aggiunto milanese Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro per rifiuto in atti d'ufficio.

I due pm, secondo l'ipotesi degli inquirenti scaturita dalle dichiarazioni del pm di Milano Paolo Storari (indagato per rivelazione di segreto d'ufficio per il caso dei verbali di Amara) avrebbero omesso di depositare nel processo materiale probatorio che riguardava l'ex manager Vincenzo Armanna.

Nelle motivazioni dell'assoluzione delle due società, dell'ad del gruppo italiano Claudio Descalzi e degli altri imputati, firmate dai giudici Tremolada-Gallina-Carboni, non era riportata solo la mancanza di «prove certe ed affidabili dell'esistenza dell'accordo corruttivo» sul giacimento Opl245 contestato dall'aggiunto De Pasquale e dal pm Spadaro, ma anche il fatto che prove a discarico degli imputati non erano state «depositate agli atti del procedimento».

Il riferimento era ad un video del 2014 nel quale Armanna, parlando con Amara, diceva che avrebbe voluto ricattare i vertici di Eni gettando «fango» addosso. Con gli interrogatori di maggio del pm Storari (a cui il pg della Cassazione Salvi ha già mosso contestazioni disciplinari per il caso dei verbali consegnati a Davigo), sono emersi gli altri elementi che i due pm avrebbero nascosto. Ossia una serie di chat che riguardavano anche un presunto versamento da parte di Armanna, «grande accusatore» valorizzato dai pm, ad un teste.

Chat trasmesse da Storari ai pm del processo Eni-Nigeria anche con una relazione a febbraio scorso. Trasmissione a cui i due magistrati, informando pure il procuratore Francesco Greco, risposero il 5 marzo con una nota, parlando di gravi violazioni procedurali negli accertamenti da parte del collega. I giudici nelle motivazioni (il Tribunale le farà avere ai pm bresciani) definivano anche come «irrituale» una mossa dei due pm nel processo: cercarono di introdurre come teste Amara, senza dire che avevano inviato a Brescia (fascicolo archiviato) passaggi di un verbale in cui l'avvocato gettava ombre sul presidente Tremolada parlando di «interferenze da parte della difesa Eni». Non è escluso che anche questo capitolo arrivi al vaglio del Csm.

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