Dopo le minacce, vigilanza a casa Pinti e in azienda

Dopo la lettera con all'interno un proiettile di kashnikov, rivolti a Claudio Edoardo Pinti, è stata disposta la vigilanza a casa e in azienda.
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Dopo le minacce di morte scatta la vigilanza, a casa e in azienda. Sotto controllo l'imprenditore bresciano Claudio Edoardo Pinti, titolare della Pinti Inox di Sarezzo, leader mondiale nella produzione di pentole e posateria che nei giorni scorsi ha ricevuto nella sede del suo gruppo una lettera carica di minacce e un proiettile di kalashnikov. 
«Sei un morto che cammina».

Sono le ultime parole di una minaccia scritta al computer, con qualche errore grammaticale, inviata via posta al presidente della Pinti Inox, Claudio Edoardo Pinti. Oltre al messaggio minatorio nella busta arrivata nella sede di Sarezzo dell'azienda.

«Hai pochi giorni per usare per suicidarti e ci fai un favore a tutti, altrimenti se non ti uccidi cominciamo ad usralo noi» ha scritto una mano che al momento è ancora ignota.

Claudio Edoardo Pinti, 41enne a capo dell'azienda valtrumpilina ha denunciato tutto ai carabinieri di Gardone Valtrompia che stanno indagando partendo dalla busta contenente minacce e proiettile,dal bollo e dal timbro. Si indaga sia all'interno sia all'esterno dell'azienda. L'italiano zoppicante, forse voluto per far pensare ad autori stranieri.

Già in passato la famiglia ha dovuto fare i conti con momenti di angoscia e paura. 
Il 7 febbraio 1979 fu infatti rapito Carlo Alberto Pinti, zio dell'attuale numero uno della fabbrica di Sarezzo. Rimase nelle mani dei rapitori per 22 giorni e venne liberato nel milanese dopo il pagamento di un riscatto da mezzo miliardo di lire.

 

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