Dopo la vacanza, bresciana bloccata in quarantena in Lapponia

A Beatrice Farina e Matteo Lotti il «regalo» Babbo Natale l’ha fatto in ritardo. E senza nemmeno spostarsi da casa. La coppia bresciano-bergamasca l’ha raggiunto direttamente in Lapponia la scorsa settimana, ma a causa del Covid il soggiorno si è inaspettatamente prolungato. «Siamo partiti dall’Italia il 5 gennaio - racconta al telefono la 32enne Beatrice, di Verolanuova - e avremmo dovuto fermarci fino al 9. Eravamo coscienti della situazione sanitaria critica, ma avevamo usato tutte le cautele possibili per non rinunciare al nostro primo viaggio insieme, era il suo regalo di Natale per me».
Una vacanza che ha portato la giovane coppia a solcare le nevi finlandesi su slitte trainate da renne e husky, ammirare panorami da cartolina e farsi selfie negli igloo. Tutto perfetto, fino al momento di ripartire. «All’aeroporto di Rovaniemi - spiega Beatrice - è allestito un tendone rosso dove tutti i passeggeri in procinto di imbarcarsi vengono sottoposti a tampone. Quindi toccava anche noi. Ne avevamo fatto uno, con esito negativo, appena prima di lasciare l’Italia e non avevamo alcun sintomo, eravamo tranquilli. Quando ci hanno chiamati dicendoci che eravamo positivi e dovevamo ritornare al punto tamponi per fare il molecolare è stata una doccia gelata». Non esattamente quello che ci vuole, in Lapponia.
«Un’ambulanza - continua Beatrice - è venuta a prenderci in aeroporto e ci ha portati in un albergo vicino, prenotato dalla nostra tour operator. Ci è stata assegnata una stanza, carina ma molto piccola, e poi l’avvertimento: se uscite anche solo in corridoio sarete espulsi dall’hotel». Una stanza di pochi metri quadrati, con mobili in legno chiaro, due letti singoli e una grande tv che però trasmette solo canali finlandesi. A fianco un piccolo bagno. Da qui, come vuole la regola in auge nel paese nordico, Beatrice e Matteo non possono muoversi per dieci giorni, al termine dei quali sarà loro consentito spostarsi sul territorio lappone anche senza tampone negativo, mentre per il rientro in Italia dovranno attestare la guarigione.
Nel frattempo la permanenza in albergo è a loro spese, che verranno poi coperte, entro un massimale, dall’assicurazione sottoscritta prima di partire. «Per fortuna stiamo bene e non abbiamo bisogno di particolare assistenza medica - rassicura la ragazza -, io ho un po’ di tosse e la nostra tour operator è andata in farmacia per procurarmi uno sciroppo e la Tachipirina, Matteo è asintomatico». Ma la parte più dura è quella emotiva: «La luce c’è dalle 10 alle 14, il resto del tempo è come se fosse notte. Possiamo aprire la finestra solo a vasistas, fuori ci sono meno 25 gradi. La colazione è fornita dall’albergo, per il resto ci affidiamo a un servizio di delivery, ma è diverso dal cibo a cui siamo abituati: carne di renna, spezie, cena alle 17.30… Per ora andiamo avanti a Mc Donald’s e una pizza che non ha nulla a che vedere con quella italiana».
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