Dalla Slovenia alle pompe bianche: il triangolo del carburante

Tre imprenditori bresciani coinvolti in un’inchiesta dell’antimafia, il gasolio arrivava dall'estero
Alla pompa di benzina (archivio) - © www.giornaledibrescia.it
Alla pompa di benzina (archivio) - © www.giornaledibrescia.it
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Napoli-Slovenia-Brescia. Il triangolo del carburante è servito. Con l’ombra lunga della camorra. Ne sono convinte le Direzioni investigative antimafia di Napoli e di Brescia che indagano complessivamente su 15 persone accusate a vario titolo di associazione di stampo mafioso finalizzato al contrabbando di carburante e alla commissione di numerosi reati fiscali, dalla falsa fatturazione al riciclaggio.

Si tratterebbe dell’ultimo filone di una maxi inchiesta a livello nazionale che coinvolge quattro Procure e le cui redini sono affidate alla Direzione nazionale antimafia. Tre dei quattro coinvolti nell’indagine bresciana coordinata dal procuratore aggiunto Sandro Raimondi e dal sostituto Paolo Savio sono imprenditori locali, operanti tra Palazzolo e la Franciacorta e attivi nei settori dell’energia, del mercato petrolifero, ma anche della ristorazione. Un indagato è campano.

La scorsa settimana gli uomini della Guardia di Finanza hanno effettuato perquisizioni e sequestri in uffici, abitazioni e locali tra la provincia bresciana e quella di Napoli. Un decreto di sequestro, emesso dalla Procura, è stato impugnato davanti al Riesame di Brescia dai legali dei quattro coinvolti - gli avvocati Cristian Mongodi, per i bresciani, e il collega di Roma Antonello Madeo che difende un imprenditore campano - che a ore attendono il pronunciamento del Tribunale della Libertà atteso per oggi. Gli avvocati hanno chiesto l’annullamento dei sequestri.

Secondo quanto raccolto dagli inquirenti il gruppo acquistava carburante dalla Slovenia, lo importava in Italia vendendolo nel circuito delle pompe bianche, ovvero le stazioni di servizio indipendenti che non fanno parte del cartello delle compagnie di distribuzione di carburante più note, che sono estranee all’inchiesta. Il giro permetteva di mettere sul mercato gasolio a prezzo molto più basso rispetto ai concorrenti drogando così il mercato. Il contrabbando passava dalla provincia e il carburante sarebbe finito in diverse stazioni di servizio di Franciacorta e Ovest Bresciano.

In provincia di Milano è stato rintracciato un deposito occulto della benzina che veniva acquistata all’estero, mentre alcune società «cartiere», usate per emettere false fatture, sono state individuate a Milano e Napoli. La regia del traffico illecito di carburante sarebbe nelle mani di importanti esponenti della amorra, già condannati per reati specifici, e che avrebbero contatti diretti con i tre imprenditori bresciani indagati che, stando all’inchiesta, risulterebbero i prestanome dei campani al nord. Agli atti dell’inchiesta ci sono anche compravendite di immobili: acquisti in contanti effettuati a Brescia da soggetti legati alla amorra. «È un’indagine solo avviata sul territorio bresciano» riferiscono fonti investigative che stanno analizzando i rapporti e gli affari sull’asse Brescia-Napoli.

 

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