Dal sequestro all’aula: condanna per Sandrini

Tornato libero dopo tre anni, il bresciano ha ammesso le colpe. «Ma ora sono cambiato»
Alessandro Sandrini - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il processo era sempre stato rinviato per causa di forza maggiore. L’imputato era sotto sequestro in Siria. Tornato in libertà ora per Alessandro Sandrini si sono aperte le porte di un’aula di tribunale. Ieri mattina il 34enne di Folzano rimasto per quasi tre anni nelle mani di un gruppo di rapinatori che lo avevano prelevato durante una vacanza ad Adana sul confine turco siriano, è stato processato dopo aver trascorso un periodo ai domiciliari. E condannato a due anni e sei mesi per quanto commesso prima di partire per quel viaggio che ha rischiato di essere senza fine.

Sandrini doveva rispondere di rapina per due colpi messi a segno con un complice il 19 e il 24 maggio 2016. Prima in un negozio di articoli per la casa a Concesio, dove scapparono con un bottino poco superiore ai 500 euro e poi in una tabaccheria dalla quale portarono via 3.500 euro in contanti oltre a merce per altri tremila euro. Ad inchiodare Sandrini sono stati i filmati registrati dalle telecamere interne ai due esercizi commerciali rapinati più di tre anni fa. I video sono stati depositati ieri durante il processo dal sostituto procuratore Antonio Bassolino che aveva chiesto una condanna poco più alta rispetto a quanto poi deciso dal giudice. Oltre alla pena a due anni e sei mesi il 34enne dovrà versare anche 600 euro di ammenda.

Sandrini ha voluto parlare in aula e ha ammesso le proprie colpe. «È vero, ho commesso quelle rapine, ma ora sono un uomo diverso. L’esperienza del sequestro mi ha radicalmente cambiato» ha spiegato il bresciano che oggi inizierà a lavorare come meccanico in un paese dell’hinterland. «Sono errori di una persone diversa rispetto a quella che oggi avete davanti» ha aggiunto Sandrini, seduto al banco degli imputati durante il processo che è stato celebrato con rito abbreviato. «Quando sono tornato in Italia - ha aggiunto - mi sono subito messo a disposizione dell’autorità giudiziaria. E sono pronto a pagare per quello che ho fatto».

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