Da picchiato a presunto hooligan: l’odissea greca di un tifoso
La giustizia greca lo ha trasformato da Abele a Caino. Gioco di parole obbligato per uno che di nome fa Abele e che è al centro di un caso di malagiustizia internazionale. Residente in città, 76 anni compiuti ad aprile, vittima di un brutale pestaggio da parte della Polizia nell'autunno del 2017 ad Atene, si ritrova sul banco degli imputati di un processo costantemente rinviato per Covid, con l'accusa di violenza e porto abusivo d'armi. E al centro di tutto c'è un clamoroso scambio di persona. Lui, tifoso del Milan, socio di un club rossonero della provincia, viene ritenuto dalle autorità di Atene «un tifoso dell'Aek che ha attaccato i supporter della squadra avversaria».
«Sono quattro anni che vivo questo incubo. Non dormo la notte» racconta oggi Abele Ruggeri. «Ho costruito l’intera mia vita su serietà, correttezza e rispetto e ora sono a processo per reati gravissimi che non ho commesso, ma che al contrario ho subito». Senza contare le spese legali sostenute fin qui, a partire dalla tarduzione dal greco all’italiano di una montagna di atti.Cosa è successo
È il 2 novembre del 2017 quando il bresciano è in gita in Grecia. Da turista al mattino e da tifoso del Diavolo la sera, per la partita di Europa League tra il Milan e i padroni di casa dell'Aek. Ruggeri è partito da Brescia con il Milan club di Toscolano Maderno e, attorno alle 18 di quel giovedì, è su un vagone della metropolitana della capitale ellenica e sta andando allo stadio. All'altezza della stazione Pefkaka si scatena l'inferno.
Il treno sul quale viaggiavano con l'allora 72enne molti tifosi del Milan e altrettanti civili locali, viene preso d'assalto da ultras dell'Aek. Un fumogeno finisce all'interno del vagone, la metropolitana si ferma, scendono tutti. Abele Ruggeri con altri bresciani cerca riparo ma viene colpito da agenti della Polizia intervenuti tra la nebbia dei lacrimogeni. Un colpo alle spalle, poi una manganellata in pieno volto. E il buio.
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Ruggeri sviene e quando si sveglia è al pronto soccorso dell'ospedale di Atene con il naso fratturato e lividi su tutta la faccia. Scopre di essere in arresto, non sa per quale motivo e dopo giorni piantonato in un letto viene rimesso in libertà e torna in Italia dove sarà sottoposto ad interventi chirurgici. «Nessuno mi ha mai interrogato» dice oggi.
Accuse ed errori

Oltre al danno fisico, dietro l'angolo c'è la beffa giudiziaria. La Procura di Atene manda Ruggeri a processo perché ritenuto colpevole di aver fatto parte di un gruppo «di tifosi dell'Aek che ha attaccato i tifosi della squadra avversaria e gli agenti di Polizia lanciando contro di loro travetti, pietre ed estintori e inoltre usando cinture di cuoi, barre di ferro e pali ferendo cinque tifosi dl Milan». Un palese scambio di persona, sottolineato anche da una relazione dell'Interpol che correttamente spiega che il 76enne è tifoso del Milan, appartiene al Milan club Toscolano Maderno e non è mai stato ritenuto soggetto pericoloso. «Vengo accusato di cose mai fatte e gravissime. Tra l'altro è come se io mi fossi picchiato da solo». Il processo doveva iniziare il 19 maggio 2020 ma è stato rinviato per Covid, così come il 27 gennaio 2021 e il 22 novembre.
A fine anno, finalmente in aula, sembrava essersi chiarita la posizione del bresciano e i giudici avevano capito il clamoroso errore, ma il malore di un avvocato ha fermato l'udienza prima della fine. «E il codice di procedura penale in Grecia prevede che il processo debba quindi ricominciare dall'inizio» spiega l'avvocato Maria Luisa Garatti, difensore del 76enne. Abele Ruggeri tornerà ora in aula ad Atene il prossimo 28 settembre. Quando saranno passati quasi cinque anni da quella sera di scontri in metropolitana, che è accusato di aver causato quando invece è una delle vittime.
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