Cultura e creatività: un tesoro di 1,7 miliardi eroso dal Covid

La cultura e la creatività sono una ricchezza. Spirituale, ma anche materiale. Per l’Italia, per la Lombardia e la nostra provincia. Lo conferma, ancora una volta, l’analisi della Fondazione Symbola, di Unioncamere e della Fondazione Cariplo «Io sono cultura» con il X rapporto, che fotografa il 2019, l’ultimo anno di normale attività.
Dodici mesi di crescita e sviluppo interrotti dal Covid. Il bilancio del 2020 sarà di tutt’altro tono - nei numeri e nelle esperienze - a causa della pandemia. Lo stesso rapporto anticipa la dimensione del disastro, in particolare per quanto riguarda le imprese che si occupano di arti visive, performing arts (teatro, danza, musica), conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico, attività di supporto all’industria turistica.
D’altra parte, la ricerca dimostra che anche da qui, dalla cultura e dalla creatività, bisogna ripartire per dare carburante all’Italia e uscire dalla crisi. A livello locale, l’appuntamento di Brescia e Bergamo capitali italiane della cultura 2023 va proprio in questo senso. Le cifre parlano chiaro: nel Bresciano la bellezza, la fantasia, la conoscenza, la comunicazione, la creatività valgono quasi 1,7 miliardi l’anno.Ricchezza aggiunta, prodotta da oltre cinquemila imprese che danno lavoro a quasi 29mila persone, in buona parte giovani laureati. Lo spettro delle attività è vario: si va dal design alla recitazione, dalla progettazione architettonica a quella dei videogiochi.
Una specifica importante: la maggior parte del valore riguarda le imprese cosiddette creative driven: non producono direttamente beni e/o servizi culturali, ma impiegano professioni creative per accrescere l’attrattiva dei loro prodotti e la competitività. Si pensi a tutto ciò che è collegato al made in Italy (e in Brescia). La nostra provincia si colloca al 47° posto in Italia per valore aggiunto. Al primo posto c’è Milano.
Del resto, la Lombardia è la regione leader in questo comparto: da sola vale ben più di un quarto del totale. Il Covid, abbiamo anticipato, ha mutato gli scenari. Il suo lascito sarà pesante. È intuitivo, basta pensare al danno subito dall’industria dello spettacolo.
A fine 2020 Fondazione Symbola ed Unioncamere hanno contattato un campione di 1.800 imprese del cuore del sistema (escluse, dunque, le creative driven). Il 44% degli operatori della filiera stima perdite dei ricavi superiori al 15% del fatturato; un altro 15% si attende un -50%.
Va addirittura peggio ad alcuni comparti che da un anno sono ridotti al silenzio dalle regole anti pandemia. Nel complesso il sistema produttivo culturale e creativo ha subito una batosta maggiore che il resto dell’economia. C’è anche l’altra parte della medaglia, meno visibile e luccicante, con imprese che hanno registrato il segno più.
I settori videogiochi e software (favorito dal confinamento domestico), architettura e design. Non solo. Per superare le difficoltà c’è stata una accelerazione della transizione digitale in misura superiore alla media (13,8% contro il 7,3).
Pensate solo agli spettacoli trasferiti dal palco fisico a quello virtuale del web. Sono rilievi di carattere generale, validi anche per il Bresciano. Il rapporto di Symbola sottolinea la fragilità strutturale dell’industria culturale e ricreativa. «Le diversità di mondi peculiari che necessitano di norme e strumenti specifici - si legge - va accompagnata da una visione sistemica del settore e da un’idea di sviluppo condivisa, frutto di contaminazioni crescenti e necessarie per attivare una catena del valore che renda più sostenibili le produzioni culturali».
Come afferma Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, «creatività e bellezza sono la chiave di volta di molti settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e consolidano la missione del nostro Paese orientata alla qualità e all’innovazione».
Brescia e la sua provincia sono una parte solida di questa realtà. L’evento del 2023 ha un valore simbolico, ma anche concreto per rilanciare tutto quanto gira intorno al mondo della cultura e della fantasia creativa.
La nostra resta soprattutto una realtà manifatturiera, ma il peso dell’industria culturale (in particolare quella con le ricadute sul turismo) è destinata ad aumentare. Oltre la pandemia e i danni che si sta portando dietro.SocietàIl X Rapporto «Io sono cultura» di Fondazione Symbola e Unioncamere.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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