Cultura e creatività: un tesoro di 1,7 miliardi eroso dal Covid

Tanto valeva il settore nel 2019. Per il 2020 previste pesanti perdite, ma anche da qui parte il rilancio
La silenziosa protesta nel novembre scorso per chiedere più attenzione verso i lavoratori dello spettacolo
La silenziosa protesta nel novembre scorso per chiedere più attenzione verso i lavoratori dello spettacolo
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La cultura e la creatività sono una ricchezza. Spirituale, ma anche materiale. Per l’Italia, per la Lombardia e la nostra provincia. Lo conferma, ancora una volta, l’analisi della Fondazione Symbola, di Unioncamere e della Fondazione Cariplo «Io sono cultura» con il X rapporto, che fotografa il 2019, l’ultimo anno di normale attività.

Dodici mesi di crescita e sviluppo interrotti dal Covid. Il bilancio del 2020 sarà di tutt’altro tono - nei numeri e nelle esperienze - a causa della pandemia. Lo stesso rapporto anticipa la dimensione del disastro, in particolare per quanto riguarda le imprese che si occupano di arti visive, performing arts (teatro, danza, musica), conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico, attività di supporto all’industria turistica.

D’altra parte, la ricerca dimostra che anche da qui, dalla cultura e dalla creatività, bisogna ripartire per dare carburante all’Italia e uscire dalla crisi. A livello locale, l’appuntamento di Brescia e Bergamo capitali italiane della cultura 2023 va proprio in questo senso. Le cifre parlano chiaro: nel Bresciano la bellezza, la fantasia, la conoscenza, la comunicazione, la creatività valgono quasi 1,7 miliardi l’anno.

Ricchezza aggiunta, prodotta da oltre cinquemila imprese che danno lavoro a quasi 29mila persone, in buona parte giovani laureati. Lo spettro delle attività è vario: si va dal design alla recitazione, dalla progettazione architettonica a quella dei videogiochi.

Una specifica importante: la maggior parte del valore riguarda le imprese cosiddette creative driven: non producono direttamente beni e/o servizi culturali, ma impiegano professioni creative per accrescere l’attrattiva dei loro prodotti e la competitività. Si pensi a tutto ciò che è collegato al made in Italy (e in Brescia). La nostra provincia si colloca al 47° posto in Italia per valore aggiunto. Al primo posto c’è Milano.

Del resto, la Lombardia è la regione leader in questo comparto: da sola vale ben più di un quarto del totale. Il Covid, abbiamo anticipato, ha mutato gli scenari. Il suo lascito sarà pesante. È intuitivo, basta pensare al danno subito dall’industria dello spettacolo.

A fine 2020 Fondazione Symbola ed Unioncamere hanno contattato un campione di 1.800 imprese del cuore del sistema (escluse, dunque, le creative driven). Il 44% degli operatori della filiera stima perdite dei ricavi superiori al 15% del fatturato; un altro 15% si attende un -50%.

Va addirittura peggio ad alcuni comparti che da un anno sono ridotti al silenzio dalle regole anti pandemia. Nel complesso il sistema produttivo culturale e creativo ha subito una batosta maggiore che il resto dell’economia. C’è anche l’altra parte della medaglia, meno visibile e luccicante, con imprese che hanno registrato il segno più.

I settori videogiochi e software (favorito dal confinamento domestico), architettura e design. Non solo. Per superare le difficoltà c’è stata una accelerazione della transizione digitale in misura superiore alla media (13,8% contro il 7,3).

Pensate solo agli spettacoli trasferiti dal palco fisico a quello virtuale del web. Sono rilievi di carattere generale, validi anche per il Bresciano. Il rapporto di Symbola sottolinea la fragilità strutturale dell’industria culturale e ricreativa. «Le diversità di mondi peculiari che necessitano di norme e strumenti specifici - si legge - va accompagnata da una visione sistemica del settore e da un’idea di sviluppo condivisa, frutto di contaminazioni crescenti e necessarie per attivare una catena del valore che renda più sostenibili le produzioni culturali».

Come afferma Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, «creatività e bellezza sono la chiave di volta di molti settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e consolidano la missione del nostro Paese orientata alla qualità e all’innovazione».

Brescia e la sua provincia sono una parte solida di questa realtà. L’evento del 2023 ha un valore simbolico, ma anche concreto per rilanciare tutto quanto gira intorno al mondo della cultura e della fantasia creativa.

La nostra resta soprattutto una realtà manifatturiera, ma il peso dell’industria culturale (in particolare quella con le ricadute sul turismo) è destinata ad aumentare. Oltre la pandemia e i danni che si sta portando dietro.SocietàIl X Rapporto «Io sono cultura» di Fondazione Symbola e Unioncamere.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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