Crisi di partecipazione: ipotesi del candidato unico in 30 Comuni

Sono annunciate cento liste in meno che nel 2014. Ghedi e Chiari: sfida a due anche al primo turno
Appuntamento elettorale il 26 maggio - © www.giornaledibrescia.it
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Una falcidia. Un quarto di candidati sindaco in meno rispetto a cinque anni fa. Il termine ultimo per la presentazione delle liste è sabato a mezzogiorno, ma le notizie finora raccolte nei 147 Comuni che andranno al voto il 26 maggio registrano nettamente la tendenza. I circa 530mila elettori avranno meno possibilità di scelta.

Il 25 maggio 2014 gli aspiranti sindaci furono quattrocento, stavolta saranno un centinaio di meno. In tre quarti dei Comuni si arriva al massimo a due contendenti. Mentre cinque anni fa i paesi con una sola lista furono tredici, stavolta dovrebbero superare la trentina. Non si tratta solo di Comuni piccolissimi. Nell’elenco - salvo possibili sorprese - ci sono Mazzano, Nuvolento, San Paolo, Sabbio Chiese, Malegno. Numerosi i centri camuni: Monno, Niardo, Paisco Loveno, Sonico, Berzo Demo, Cimbergo, Cerveno, Cedegolo, forse anche Lozio, Vezza, Sonico, Cevo.

È una crisi di partecipazione che, sia pure in maniera diversa, coinvolge tutto il territorio provinciale. Quella che era una sensazione trova conferma nei numeri. Certo, in alcuni casi la diminuzione delle liste può segnalare la ricomposizione di storiche fratture locali oppure la semplificazione della dialettica politico-amministrativa, ma in generale le ragioni sono altre.

Elenchiamo: la disaffezione dei cittadini, la sfiducia verso le istituzioni (anche quelle più vicine), il peso ormai ridotto (eufemismo) dei partiti come collettori di proposte e consenso, la scarsa attrattività di un ruolo (sindaco e/o consigliere) che richiede sempre più responsabilità con meno poteri (e risorse). Emblematico di tutto ciò è il caso di Chiari e di Ghedi, dove si sfideranno due soli contendenti (questa, almeno, la situazione oggi). Per altro, si tratta di uno scenario raro nei Comuni con oltre 15mila abitanti, dove si prevede il ballottaggio nel caso in cui nessun candidato ottenga il 50% più uno dei voti validi. Con due sfidanti c’è comunque la possibilità - sia pure teorica - del secondo turno: nel caso che le schede bianche siano così numerose da non consentire a uno dei due di raggiungere la metà più uno dei voti validi. È praticamente sicuro il ballottaggio a Lumezzane (4 candidati) e a Montichiari (6).

Vale la pena di ricordare, per quanto riguarda i Comuni con un solo candidato, che l’elezione non è automatica, ma subordinata al quorum dei votanti: almeno la metà più uno dei cittadini deve recarsi al seggio. C’è il caso recente di Berlingo in cui il traguardo non fu raggiunto. Sarà interessante, una volta completato sabato il panorama delle candidature, verificare la presenza femminile, in crescita negli ultimi anni, ma ancora molto scarsa. Cinque anni fa furono 22 su 147 le donne elette alla guida dei municipi. Nel complesso su 205 Comuni bresciani soltanto una trentina sono governati da donne. In una ottantina il 26 maggio si assisterà ad un duello.

In alcuni paesi la riduzione delle liste è stata drastica. A Rodengo Saiano si passerà da 8 a 4, a Calcinato da 5 a 2, a Mazzano da 4 a 2 (forse una sola), a Monticelli da 4 a 2, a Pisogne da 5 a 2, a Villa Carcina da 5 a 3. Ultima cosa, non più una novità: i simboli dei partiti sono quasi spariti. Solo civiche, che spesso superano i confini degli schieramenti classici centrodestra/centrosinista con specifiche logiche locali. Soprattutto nei Comuni minori, mentre i più grandi conservano la netta distinzione.

 

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