Covid: test ogni 15 giorni per salvare anziani e disabili

La misura per gli ospiti e gli operatori consentirà di avviare un «preventivo tutoraggio clinico»
Anziani (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Saranno sistematici, avranno una cadenza di quindici giorni e saranno diretti sempre sia agli ospiti sia agli operatori, ma non appena arriverà il rifornimento «extra» i fari si punteranno anche sui - seppur pochi - visitatori. Quella dei test regolari che consentiranno di avviare una sorta di «tutoraggio clinico» - per usare le parole del dg del Welfare, Marco Trivelli - è solo una delle principali nuove regole approntate per le Rsa e le Rsd lombarde, fortemente colpite nel corso del primo attacco del Coronavirus e che ora cercano di respingere la seconda ondata. Le nuove linee di gestione sono contenute nella delibera «per la gestione dei pazienti positivi Covid-19 nella rete territoriale di Rsa e Rsd», approvate dalla Giunta regionale e illustrati ieri in conferenza stampa.

Almeno altri due i «pilastri» sui quali si sorregge l’architettura che debutterà - ha spiegato l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, «nell’arco dei prossimi giorni, come stabilito sulla base del confronto avvenuto con i rappresentanti delle diverse realtà di settore». Scattano isolamento e quarantena in strutture diverse rispetto a quella in cui si trovano gli ospiti in caso di contagi sintomatici, così come pure ad entrare in vigore è il divieto di ingresso in Rsa e in Rsd di persone positive.

Le regole. La diffusione di un’epidemia che sta migliorando, ma che non si è ancora fermata ha quindi reso necessaria una riflessione più puntuale per la gestione dei più fragili. Andando anche a declinare in modo distinto nel dettaglio alcune misure laddove possibile.

Non a caso, Trivelli ha precisato: «C’è il tentativo di differenziare gli ambiti in base alla gravità della sintomaticità». Un esempio per tutti è quello delle visite agli ospiti: la possibilità di vederli, pur mantenendo formule molto restrittive, ci sarà, ma sempre in relazione alla circostanza specifica. Proprio (ma non solo) per questo ogni struttura dovrà individuare un responsabile Covid e dotarsi di un piano operativo gestionale: «L’obiettivo - ha rimarcato Trivelli - è di prevenire l’ingresso di pazienti sospetti». Quello approvato dalla Lombardia (l’assessore e il dg lo hanno esplicitato chiaramente) è un provvedimento concepito per durare a lungo, perché - hanno evidenziato - «stiamo parlando delle persone più fragili ed è dunque necessario qualche mese di messa in tutela». L’organizzazione. Le nuove misure di prevenzione sono state «disegnate» insieme alle associazioni delle categorie (presenti anche i presidenti di Agespi Lombardia, Antonio Monteleone, e di Uneba Lombardia, Luca Degani, mentre in collegamento video c’era Valeria Negrini, a capo di FederSolidarietà Lombardia). Per quanto riguarda il trattamento delle persone fragili risultate positive all’interno delle strutture «abbiamo ragionato nel solco di ciò che prevedeva l’Istituto superiore di sanità» ha aggiunto Gallera. Il sistema «prevede l’ingresso nelle strutture degli ospiti cui sia accertata la negatività e l’immediato trasferimento di coloro che dovessero positivizzarsi durante la permanenza».

L’aggressività di questo virus ha quindi spinto la Giunta lombarda ad attivare 1.500 posti letto sub acuti e «a valorizzare un’offerta sanitaria strutturata per ricoverare sia chi usciva dagli ospedali sia chi si positivizzava in queste strutture». Inoltre - ha concluso l’assessore - «abbiamo previsto un percorso continuo con i gestori, percorso che ha portato a sostenere anche economicamente le grandi difficoltà che stanno attraversando». Questo «garantendo lo stesso budget del 2019 oltre che risorse aggiuntive».

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