Covid: tamponi quadruplicati, raddoppiati i guariti bresciani

Il boom di contagi legato (anche) ai numerosi test Ma il virus resta aggressivo «Bisogna invertire la curva»
Una passante sotto i portici di corso Zanardelli, in città - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Una passante sotto i portici di corso Zanardelli, in città - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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La seconda ondata non ha reso il virus meno aggressivo. Ma per ora nel Bresciano pare sotto controllo. Di certo la situazione non è paragonabile a quella di marzo. Sia perché i tamponi nella nostra provincia sono quadruplicati. Sia perché il dato più spietato, quello dei decessi, per quanto in crescita, resta 60 volte inferiore a quello registrato nel periodo più nero vissuto dalle nostre comunità dal dopoguerra. Non solo.

Per raffrontare due periodi omogenei, abbiamo preso in considerazione i dati dal 1 marzo al 7 aprile e dal 1 ottobre al 7 novembre, sebbene l’impennata si veda dalla metà di ottobre. Ebbene con 2mila contagi in meno (7.555 contro 9.580), la seconda ondata ha visto il raddoppio dei guariti: da 1.141 a 2.027.

Nei primi 8 giorni di novembre nel Bresciano si sono registrati 3.507 casi. Una media di 438 positivi al giorno. Numeri mai visti nemmeno a marzo quando la media quotidiana è stata di 270. Il boom di contagi si spiega però in gran parte con la capacità di effettuare molti più tamponi. A marzo c’erano solo tre laboratori in tutta la Lombardia capaci di processarli; oggi sono decine e decine. Basti dire che all’avvio del primo lockdown nella nostra regione venivano registrati 2-3mila tamponi al giorno.

Oggi si superano i 40-45mila. Ma non è solo questione di quantità. La platea di oggi è diversa rispetto a quella di marzo. Al tempo i (pochi) tamponi venivano effettuati solo ai pazienti ricoverati o che si recavano in pronto soccorso. Oggi si riesce a intercettare una fetta di positivi che a marzo sfuggiva. Non a caso l’80% dei nuovi casi è asintomatico.

Una dinamica che salta subito agli occhi squadernando i dati: dal 1 marzo al 7 aprile, in Lombardia, si sono registrati 27.791 positivi a fronte di 51.710 tamponi, il 53,7%. Dal 1 ottobre al 7 novembre i positivi lombardi sono stati 118.569, il quadruplo di marzo; ma i tamponi sono stati 20 volte tanto, oltre un milione e centomila. E così il rapporto positivi-tamponi è sceso al 10,7%. 

Dinamica simile nel Bresciano. Confrontando marzo con ottobre si vede che i tamponi sono quadruplicati (da 15mila a 58mila), mentre il rapporto positivi tamponi è sceso dal 44,6 al 7,1%. Resta che la situazione non va sottovalutata. Anzi. La quota di tamponi posiviti di fine ottobre (ultimo dato disponibile) era vicina al 10%, in crescita settimana dopo settimana. Così come il boom di contagi degli ultimi giorni: con un numero di tamponi simile si è passati da poche decine di casi al giorno di un mese fa, alle cifre record delle ultime ore, 703 positivi giovedì, 710 sabato.

Ecco perché gli esperti esortano a rispettare le restrizioni e a non abbassare la guardia. Quindi: distanziamento, mascherina e lavarsi spesso le mani. Anche perché nei grandi numeri si possono annidare non pochi pericoli.

«Più casi positivi abbiamo, più casi hanno complicanze» ha spiegato il direttore generale dell’Ats di Brescia Claudio Sileo. Il virus non è mutato rispetto a marzo. Per contrastarlo servono comportamenti responsabili.

Il raffronto tra le due ondate mostra poi come lo scorso marzo resti una ferita che il nostro territorio ricorderà purtroppo a lungo. Dal 1 marzo al 7 aprile, nel Bresciano, si sono registrati 1.752 decessi ufficiali per Covid- 19 (in realtà i decessi causati dal virus sono stati molto di più).

Dal 1 ottobre a oggi le vittime del coronavirus sono state 29, la metà da inizio novembre, con una crescita da non sottovalutare, ma con numeri lontanissimi da otto mesi fa, quando si contavano 70-80 vittime al giorno. Infine la pressione sugli ospedali. L’asse territoriale si è spostato a ovest.

La seconda ondata, si sa, sta colpendo duro le province di Monza, Milano, Varese. Meno Brescia e Bergamo che, a ottobre, hanno registrato la minore incidenza di nuovi casi sulla popolazione di tutta la regione.

Ma anche considerando le difficoltà degli ospedali dei territori più colpiti, i pazienti Covid ricoverati in Lombardia restano la metà rispetto alla prima ondata, così come le terapie intensive occupate: 1.381 l’8 aprile (il massimo raggiunto), 650 ieri. Un dato, quest’ultimo, che è però in costante crescita. Altro segno che non bisogna abbassare la guardia.

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