Covid, sulla quarta dose agli anziani si attende l’Europa

Nel Bresciano le persone con più di settant’anni ancora senza richiamo sono oltre quindicimila
QUARTA DOSE E ANZIANI
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Quarta dose per tutti o solo per persone fragili e immunodepresse? Il dibattito sull’opportunità di effettuare un secondo richiamo, dopo il ciclo vaccinale primario e la prima dose booster, non è iniziato in questi giorni. Ma è in questi giorni che si è fatto più acceso proprio alla luce dell’aumento della curva pandemica e con un’inversione di tendenza, seppur ancora sotto controllo, nei ricoveri ospedalieri per Covid-19.

L’indicazione ufficiale - se farla e a chi farla - è attesa a giorni dalla Commissione europea che, su proposta del ministro della Salute Roberto Speranza, è stata sollecitata ad assumere una posizione che sia condivisa da tutti gli Stati membri. «Sulla quarta dose penso che a livello europeo abbiamo fatto una scelta giusta - afferma il ministro -. Martedì scorso, alla riunione dei ministri della Salute europei, ho proposto di chiedere alla Commissione europea di dare un’indicazione condivisa. Tutti i Paesi, come sempre avviene, stanno studiando e approfondendo i dati dei contagi.

Il rischio era che ognuno decidesse per sè. Sarebbe stato un errore procedere con scelte diverse in ciascun Paese perché quelle relative alle vaccinazioni non sono scelte politiche, ma devono essere basate sull’evidenza scientifica».

Sull’ipotesi della quarta dose, Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico sciolto il 31 marzo, ultimo giorno dello stato di emergenza per la pandemia, sottolinea che «la sua somministrazione ha un profilo di sicurezza del tutto paragonabile a quello della terza».

In attesa che la Commissione si pronunci, vi è una certa omogeneità di pensiero nella comunità scientifica che ritiene sia opportuno offrire la quarta dose alle fasce più fragili della popolazione perché più a rischio di sviluppare forme gravi di malattia qualora venissero a contatto con il virus. Nel Bresciano sono circa quindicimila gli anziani che non hanno ancora fatto il richiamo dopo la seconda dose. Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, presidente nazionale della Federazione degli Ordini dei medici: «C’è un interesse da parte di più nazioni a fare la quarta dose soprattutto nei più fragili, gli ultraottantenni e gli ultrasettantenni».

Le perplessità

L’interesse procede di pari passo con i punti interrogativi, alla luce della comparsa di nuove varianti. Ora è stato isolato un nuovo sottotipo della variante Omicron, chiamato Xe, nato dalla combinazione di altri due sottotitpi della stessa variante, BA.1-BA.2. «Xe appartiene alla variante Omicron fino al momento in cui non saranno riportate differenze significative nella trasmissione e nelle caratteristiche della malattia, inclusa la gravità», ha rilevato l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Diventano perciò quattro i sottotipi di Omicron attualmente in circolazione, considerando la meno diffusa BA.3.

«Non sappiamo nulla sulle future varianti, se per esempio saranno in grado di causare casi gravi. Probabilmente saranno sempre più infettive - osserva il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma -. Le nuove varianti potrebbero non essere più aggressive, ma potremmo anche aver bisogno di nuovi vaccini».

Immunodepressi

Ricordiamo che dallo scorso primo marzo possono già sottoporsi alla dose di richiamo del vaccino anti Covid i cittadini di età pari o superiore a 12 anni dose di sottoposti a trapianto o con marcata compromissione della risposta immunitaria che abbiano già completato il ciclo vaccinale primario con tre dosi (ciclo primario più dose addizionale a distanza di almeno 28 giorni dall’ultima dose), purché siano trascorsi almeno 4 mesi dalla dose addizionale. Si tratta di una quarta vaccinazione, anche se tecnicamente è il primo richiamo, perché la terza era considerata addizionale.

Per la quarta dose ai fragili, il 24 marzo l’Agenzia italiana del farmaco aveva diffuso una nota: «Considerato il complesso dei dati disponibili, la commissione tecnico scientifica ha deciso che sono necessari ulteriori approfondimenti, integrando le evidenze scientifiche internazionali con i dati di studi in corso in Italia».

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