Covid sul lavoro: a Brescia 4.711 contagi e 32 morti dal 2020

Il report Inail: nel 2021 morti calate del 92%. Ogni contagiato dal virus in media assente un mese
IL COVID E LE MORTI BIANCHE
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I morti sul lavoro da Covid nel Bresciano salgono a 32, poco meno del 4% del totale nazionale. In Italia, da inizio pandemia, si contano infatti 811 decessi sul lavoro dovuti ad infezione da Sars-CoV-2, lo 0,6% delle vittime da Covid-19 comunicati dall’Istituto Superiore di Sanità. Oltre un quarto delle morti (25,8%) è avvenuto tra il personale sanitario e socio-assistenziale, quota che sale di parecchio in Lombardia, dove si è registrato un quarto dei decessi registrati dall’Inail. Sono i numeri chiave che si leggono nell’ultimo report (il 23esimo) elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail e che fotografa la situazione a livello nazionale, regionale e provinciale fino al 31 dicembre scorso.

Il report

I numeri delle denunce di infortunio per Covid - Elaborazione GdB
I numeri delle denunce di infortunio per Covid - Elaborazione GdB

Sono 191.046 i contagi Covid sul lavoro dall’inizio della pandemia, un sesto del totale delle denunce di infortunio da gennaio 2020. Per ogni infortunato Covid, Inail ha calcolato un’assenza media dal posto di lavoro di 30 giorni. Oltre un quarto delle denunce, arriva dalla Lombardia: 48.264, pari al 25,3% del totale nazionale. L’analisi regionale evidenzia che la stragrande maggioranza delle pratiche (l’82,1%) è riferito al 2020 e solo il 17,9% allo scorso anno. Più di un terzo di tutti i casi è concentrato nei mesi di marzo e aprile 2020, con una seconda punta di contagi nell’ultimo trimestre del 2020. Questi andamenti, sottolinea l’Inail, sono in linea con quelli nazionali, ma con una diversa intensità: sensibilmente superiore alla media italiana in occasione della prima ondata, inferiore nella seconda e in quelle successive. Il 2021 è caratterizzato da un andamento decrescente delle denunce. Ma proprio sul finire dell’anno, con l’irrompere della variante Omicron, i numeri hanno ricominciato a crescere. A dicembre in Lombardia si è registrato un aumento medio del 3,9% delle denunce, più marcato nelle province occidentali (+5,7% a Milano e Monza).

Nel Bresciano i casi Covid sul lavoro da inizio 2020 sono stati 4.711: per tre quarti si tratta di donne (3.499), una percentuale più alta rispetto alla media regionale (72,1%) e nazionale (68,3%). La fascia d’età dove si sono concentrate le denunce è quella tra 50 e 64 anni (44,4%).

La mortalità

Le denunce con esito mortale in Italia sono state 811, di cui 199 in Lombardia e 32 nel Bresciano (il 3,9% del totale nazionale). «Dei 199 decessi complessivi a livello regionale - spiega l’Inail - 185 si riferiscono al 2020 e 14 al 2021». Un calo del 92%. Segno di quanto il virus abbia colpito le nostre comunità nella prima ondata. Un decesso su quattro, in Lombardia, riguarda medici, infermieri, operatori socio-sanitari. A livello nazionale la flessione è invece stata più contenuta: nel 2021 le denunce sono diminuite del 71,3% rispetto all’anno precedente, mentre il calo dei casi mortali è stato del 57,2%. Più di un terzo dei decessi è concentrato nel Nord-Ovest. La netta maggioranza dei decessi riguarda gli uomini (82,5%) e i lavoratori nelle fasce di età 50-64 anni (71,0%), over 64 anni (18,6%) e 35-49 anni (9,8%), mentre tra gli under 35 si registra solo lo 0,6% dei morti. I lavoratori stranieri sono il 9,6% del totale, con le comunità peruviana (15,4% dei decessi occorsi agli stranieri), albanese (11,5%) e rumena (7,7%) ai primi tre posti. Le province che contano più decessi sul lavoro da inizio pandemia sono quelle di Napoli (8,0%), Roma (7,8%), Milano (6,5%), Bergamo (6,3%), Torino (4,1%), Brescia (3,9%), Cremona e Genova (2,3% ciascuna), Bari, Caserta e Palermo (2,1% ).

Capitolo professioni

In Lombardia il 70,2% delle denunce codificate per attività economica, spiega l’Inail, riguarda la sanità e l’assistenza sociale (ospedali, case di cura, case di riposo...). A livello di professioni, la quota maggiore di pratiche (38,1%) arriva da tecnici della salute (78% infermieri, 5% fisioterapisti, 4% assistenti sanitari). Poi gli operatori socio sanitari (13,8%), gli operatori socio assistenziali e i medici (9,8%). Ma le denunce riguardano anche impiegati, addetti alle pulizie, autisti, maestri e professori.

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