Covid, anche a Brescia crescita costante ma non c'è allarme
La crescita è costante. Dai duecento positivi al coronavirus di tre settimane fa ai seicento attuali. Triplicati. Il tasso di incidenza attuale è di 40 ogni centomila abitanti contro i diciotto della scorsa settimana. Nel Bresciano significa circa 500 nuovi casi di Covid nel periodo di monitoraggio che va dal 31 agosto al 6 settembre. Il doppio rispetto alla precedente rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di Sanità su dati forniti dalla Regione. Raddoppiato anche il numero delle persone ricoverate con tampone positivo: sono oggi una cinquantina in tutta la provincia.
La maggior parte si trova all’ospedale Civile dove sono in cura una quarantina di pazienti - raddoppiati in pochi giorni, anche se le loro condizioni di salute non sono gravi - distribuiti nelle «bolle» dedicate all’interno dei singoli reparti. A questi si aggiungono tre bambini con Covid che si trovano nelle stanze di isolamento della Pediatria.
Che il vento del virus stia tornando a soffiare lo evidenzia anche la percentuale di positivi: nell’ultima settimana nel Bresciano su 4.748 tamponi effettuati, il 16,43% è risultato positivo. In numeri assoluti, duecento in più della settimana precedente. Il quadro rispetta la situazione a livello nazionale e regionale: nei primi sette giorni di settembre in Lombardia c’è stato un aumento del 57 per cento dei casi di Covid-19. Nessuna decesso correlato all’infezione.
La curva è dunque in salita e la responsabile si chiama Eris, come la dea greca della discordia, e promette scompiglio per i mesi a venire. Si tratta di una sottovariante di Omicron nota da inizio anno e destinata ad alimentare la forma dominante di Covid in molti Paesi. Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore della Sanità sulle varianti di Coronavirus circolanti a fine agosto, ormai il 41,9% dei casi di Covid19 in Italia è riconducibile ad Eris. Ci si deve allarmare? La situazione è normalizzata ma l’infezione, come del resto l’influenza stagionale, può essere pericolosa per persone già fragili. L’attenzione, dunque, deve essere massima.
Le indicazioni di Regione Lombardia
«Il Covid - dichiara l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso - fortunatamente grazie ai vaccini e ai passi avanti delle cure ora convive con noi senza provocare i danni dei primi anni di pandemia. Sappiamo bene però che per alcune categorie di pazienti, come gli immunodepressi e i fragili, può ancora costituire un pericolo di vita. Per questo motivo abbiamo appena inviato una circolare con indicazioni per proteggere le persone fragili quando si trovano all’interno delle strutture ospedaliere e residenziali socio-sanitarie».
In particolare la nota ribadisce la necessità di indossare le mascherine per operatori e visitatori di strutture con pazienti fragili, la possibilità per i visitatori di fare assistenza ai pazienti ricoverati in ospedale se si tratta di minorenni, persone in fin di vita, partorienti o donne con complicazioni nella gravidanza (anche in questo caso utilizzando sempre la mascherina, possibilmente Fpp2). È anche richiesto il tampone in pronto soccorso a persone che si presentano con problemi respiratori e tosse non altrimenti spiegabili, ma anche chi non presenta sintomi ma deve essere ricoverato in reparti dove si trovano pazienti immunodepressi o in ostetricia.
Le raccomandazioni
Le indicazioni regionali giungono nei giorni in cui il virus rialza la testa e, per contro, sono caduti divieti e prescrizioni. Restano le raccomandazioni. E il buonsenso di chi è positivo con sintomi che dovrebbe rimanere in casa fino alla loro scomparsa, anche se non c’è più alcun obbligo di quarantena. E dovrebbe indossare la mascherina in presenza di altre persone, soprattutto se anziane e fragili. Per la mascherina, rimane l’obbligo di indossarla fino al 31 dicembre 2023 nei reparti dove sono ricoverati pazienti anziani, fragili o immunodepressi e nelle residenze sanitarie assistenziali.
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