Coronavirus, positività è sinonimo di contagiosità?

Una domanda che serve a fare chiarezza quando si parla di test sierologici, anticorpo IgM e IgG
Il trasporto in ambulanza di un malato Covid - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il trasporto in ambulanza di un malato Covid - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

«In questi giorni si sente tanto parlare di test sierologici, di anticorpi IgM e IgG, e visto che non sono un medico avrei una domanda che forse anche altri si sono posti: positività è sinonimo di contagiosità?».

Così inizia la mail di Chiara, una nostra lettrice di Lonato, che chiede lumi sul comportamento da tenersi in base ai risultati dei test sierologici. L’azienda farmaceutica Abbott ha appena vinto il bando indetto dal Governo per la fornitura nel nostro Paese: i primi test saranno effettuati su un campione di 150mila persone dal 4 maggio, mentre non è ancora stabilito se e quando saranno disponibili per il resto della popolazione.

Ma cosa sono esattamente? I test sierologici sono analisi del sangue, che attraverso un prelievo o una goccia di sangue sono in grado di determinare se una persona è entrata in contatto con il Coronavirus. A differenza dei tamponi, che rilevano la presenza del virus nelle mucose respiratorie, i test raccontano la storia dell’infezione, individuando gli anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario. Gli anticorpi (immunoglobuline) ricercati sono di due tipi: IgM e IgG. I primi stabiliscono con una goccia di sangue se la persona ha prodotto anticorpi, i secondi attraverso un prelievo dosano la quantità di anticorpi prodotti (fonte: Fondazione Umberto Veronesi).

Le IgM tendono ad apparire già 5-6 giorni dopo aver contratto il virus, mentre le IgG appaiono alcune settimane dopo l’inizio dell’infezione e rimangono a lungo nel corpo. I test sviluppati da Abbott cercano queste ultime, perché considerate più affidabili. Attenzione però: ad oggi, non si sa ancora bene per quanto tempo e in quale misura gli anticorpi ci proteggano dal coronavirus. Come ha ribadito l’Oms, «non c’è alcuna prova scientifica che le persone che si sono ammalate e poi sono guarite dal Covid-19 siano immuni da un secondo contagio anche se hanno anticorpi». Per questo motivo, chi si è ammalato di Coronavirus e poi è guarito deve rispettare le misure di sicurezza come tutti. Ad oggi, una persona che presenta anticorpi IgG viene considerata non contagiosa, in base ai criteri stabiliti per le altre malattie infettive. Dal 4 maggio potrà quindi uscire di casa, rispettando le regole decise dall’ultimo Dpcm.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia