Coronavirus, fermiamoci un po' per non fermarci del tutto

A preoccupare è la tenuta del sistema Paese, a partire dalla macchina sanitaria: ecco perché i provvedimenti varati non ci devono spaventare
Coronavirus, bar aperti anche dopo le 18 ma con solo servizio ai tavoli- Neg © www.giornaledibrescia.it
Coronavirus, bar aperti anche dopo le 18 ma con solo servizio ai tavoli- Neg © www.giornaledibrescia.it
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Il coronavirus fa paura, ma non è il coronavirus a far paura. Pare un gioco di parole, ma non lo è. Nella girandola di provvedimenti, fra studenti a casa e partite senza tifosi, bar chiusi e riaperti, lo stravolgimento che ha investito in un amen la nostra quotidianità ha preso il sopravvento.

Da più parti però, le autorità richiamano alla serenità: il risvolto sanitario in sé è, nell’80% dei casi, poca cosa. E solo per una quota pari al 3% può comportare conseguenze letali. Già, ma allora perché queste misure, definite dallo stesso premier «draconiane» e non prive di contraddizioni, che ci fanno stare in sospeso, in un clima surreale? Ad essere temuto è il possibile stress che potrebbe derivare al sistema Italia da un contagio che constasse di numeri troppo elevati.

Anzitutto per la macchina sanitaria: i posti letto di terapia intensiva sono ora più preziosi di un lingotto d’oro. E il loro numero non è infinito: in Lombardia se ne contano circa 900, le autorità riferiscono di poterne reperire un centinaio con soluzioni tampone, ma se il numero dei ricoverati in gravi condizioni – pur residuale sul totale – fosse superiore, sarebbe un bel problema. Senza contare l’eventualità sciagurata che medici, infermieri e personale ospedaliero in genere vengano contagiati, finendo con l’essere costretti – per evitare ulteriore propagazione del virus – a restare a casa: questa circostanza potrebbe condurre ad un ingolfamento della capacità operativa degli ospedali. Con tutto quel che ne consegue.

Pensiamo poi alle ricadute di un contagio diffuso tra chi si occupa di altri servizi essenziali: se gli operatori della gestione del ciclo dei rifiuti, degli approvvigionamenti alimentari, della gestione dell’acqua, dell’energia elettrica, della sicurezza e di altre attività di prima necessità fossero ammalati in numero tanto elevato da impedire il funzionamento di ingranaggi chiave della macchina pubblica, rischieremmo una paralisi temporanea. Con esiti forse non del tutto immaginabili.

Piazza Loggia, un passante con mascherina - Neg © www.giornaledibrescia.it
Piazza Loggia, un passante con mascherina - Neg © www.giornaledibrescia.it

Detto in altre parole: il coronavirus, per quel che ne sappiamo e ci ripetono eminenti virologi, può causare alla gran parte di noi un’influenza piuttosto blanda. Quindi non deve spaventare tanto per i singoli, quanto per la salute collettiva, per la tenuta del sistema Paese e del corretto funzionamento della macchina pubblica.

Quindi, quando siamo un po’ disorientati e ci appare assurdo tutto l’imponente apparato di divieti e limitazioni, ricordiamoci del perché. Quando l’attenzione dei media si focalizza sui numeri, non scambiamolo per un balletto da pallottoliere, ma cogliamo lo sforzo di rappresentare un quadro d’insieme, il cui costante aggiornamento è prezioso per capire come stanno andando le cose. E se ci sentiamo un po’ scombussolati, facciamocene una ragione: ci fermiamo un po’, per non rischiare di fermarci del tutto.

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