Contributi a chi fa figli: come le grandi aziende bresciane aiutano le famiglie

C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui sul posto di lavoro le neo-mamme non erano gradite. Ora, invece, ci sono aziende che le premiano. Certo, non succede dappertutto e in Italia il numero di donne che rimangono a casa dopo la maternità è ancora troppo alto. Ma questa imprenditoria illuminata sta facendo luce su nuovi orizzonti e ci sta portando nel futuro dando il buon esempio.
Come? Alcune aziende bresciane erogano contributi (anche da tremila euro lordi) ai dipendenti appena diventati genitori per lanciare un messaggio concreto di vicinanza alla famiglia in una fase della vita strepitosa, ma allo stesso tempo delicata e costosa. Una sorta, diciamo pure, di bonus bebè contro il calo demografico il più delle volte accompagnato da misure capaci di fare la differenza. Come la possibilità di rientrare al lavoro con orari flessibili.
Misure definite nelle singole aziende che anticipano quelle dello Stato. Come il nido scontato per il secondo figlio e la decontribuzione per le donne con due bambini previste dalla manovra di fine anno. La nostra provincia in tal senso ha tanto da raccontare: il bonus bebè è realtà in Ori Martin, Cittadini Spa, Farco Group, Euroacciai, Cembre e Imbal Carton. Di più: in queste ultime tre aziende e nel Gruppo Bonomi i contributi vengono erogati anche ai neosposi. La sensibilità, insomma, c’è. E ha effetti concreti.
Le misure di A2a
Anche A2A sta valutando una nuova forma di aiuto a chi mette su famiglia. Se ne sta discutendo nell’ambito di un «pacchetto genitorialità» al centro di una trattativa sindacale nazionale che a breve potrebbe portare novità interessanti per i 13.500 dipendenti. A parlarne, fiduciosi, sono i sindacati, ammettendo che in quanto a welfare A2A abbia molto da insegnare: ne sono l’esempio «il mese aggiuntivo di maternità obbligatoria - spiega Marco Mossoni (Flaei Cisl) per l’area energia -, le 14 ore l’anno per accompagnare i familiari a fare visite specialistiche, il giorno di permesso per chi diventa nonno...».Conferma Mauro Ghilardi, direttore People & Transformation del gruppo A2A: «In una fase storica come quella attuale caratterizzata da un processo di progressivo invecchiamento della popolazione indotto dall’allungamento della vita media e da una conclamata situazione di scarsa natalità, il Gruppo ha scelto di avviare con le organizzazioni sindacali un dialogo per offrire ulteriore supporto alle famiglie attraverso: un miglioramento del sistema di permessistica e una sua armonizzazione tra le varie parti del gruppo; dei contributi a supporto dell’educazione dei figli. E un sistema aziendale che incoraggi delle pratiche (welfare, smart working, etc) che consentano una genitorialità consapevole e matura».
Questo va ad aggiungersi a ciò che già c’è: «Ampia permessistica per la madre in occasione del parto (integrativa a quella di legge) - fanno sapere dal Gruppo -, supporto psicologico e cicli di webinar dedicati alla genitorialità e al benessere dell’individuo, sostegno economico per le spese di studio dei figli, misure di flessibilità atte a favorire una migliore conciliazione dei tempi vita-lavoro, smart working flessibile, nido e materna "Crescere assieme". E un progetto pilota per dipendenti-genitori con figli fino a 3 anni e i loro manager: mediante percorsi di team coaching i collaboratori vengono guidati verso la scoperta, il rafforzamento delle proprie capacità e dei talenti che la persona può mettere al servizio dei diversi contesti».
Secondo Roberto Zini, presidente di Farco Group e vicepresidente di Confindustria Brescia, «si sta affermando un’idea nuova di impresa e di senso del lavoro. Le aziende hanno capito che la competitività è legata alla capacità di attratte e trattenere talenti. Le persone scelgono infatti di lavorare in una realtà o in un’altra anche in base al benessere che possono trovare in azienda. Porre attenzione alle stagioni della vita dei dipendenti è quindi una scelta vincente. Che, in un’ottica più generale, può contribuire a contrastare l’inverno demografico».
Bonus, welfare e sostegno allo studio
Alla Euroacciai il bonus bebè nasce negli anni Novanta. «È un gesto che premia chi costruisce una famiglia - commenta l’imprenditrice Alberta Marniga -. Inizialmente ammontava a 500mila lire, diventate 500 euro, ora erogati sottoforma di welfare». L’azienda di Villa Carcina che conta 45 dipendenti premia anche chi si sposa e chi raggiunge i 20 anni di carriera. Inoltre, «abbiamo un servizio di telemedicina al quale i dipendenti e i loro familiari possono ricorrere, con una telefonata, 24 ore su 24, tutti i giorni, per ottenere indicazioni utili e ricette non coperte dal Sistema sanitario».
Grande sensibilità si respira anche alla Ori Martin: dal 2022 quando arriva un bebè l’acciaieria (500 dipendenti in città, 120 a Ospitaletto) mette nella busta paga dei neogenitori tremila euro lordi (per un totale erogato di 78mila euro nel 2022 e 75mila quest’anno). In più stanzia 500 euro l’anno se il figlio frequenta il nido, 200 se va alle medie, 400 alle superiori e 600 all’università. «Più che le cifre conta il principio - dice Roberto de Miranda, del cda di Ori Martin -, che risponde alla responsabilità sociale delle imprese. Auspichiamo che questa buona pratica si diffonda».
Il bonus bebè è realtà da tempo nel gruppo Farco. E da quest’anno è stato introdotto (mille euro) pure nella Cittadini Spa di Paderno. Per l’imprenditrice Pia Cittadini «è un segno che dimostra attenzione alla famiglia. E ci consente di dire: "noi ci siamo". Avere un figlio comporta tante spese, vogliamo che i dipendenti possano contare sul nostro aiuto».
L'idea di un nido aziendale
La novità è stata introdotta quest’anno anche alla Imbal Carton che conta 155 dipendenti (tra Prevalle e Cremona) e 15 collaboratori a tempo pieno. Come spiega Michele Lancellotti, ceo, «siamo diventati una società benefit e questo comporta ulteriori responsabilità sociali e ambientali». Responsabilità che si traducono, tra le altre cose, nell’impegno a «valorizzare le presenze femminili in termini numerici e di posizione nell’organigramma aziendale» e nell’impegno a sostenere i dipendenti che mettono su famiglia. Da qui la scelta di inserire in busta paga mille euro quando nasce un bambino e 500 euro quando ci si sposa. Ora nei progetti di Lancellotti c’è anche un nido aziendale: «Da soli non potremmo farcela. Abbiamo chiesto ad altre aziende locali di collaborare. Un primo "sì" è arrivato dalla Ivar di Prevalle».
Bonus nozze e altre misure
Si parla invece di bonus nozze nel Bonomi Group. Per Aldo Bonomi questo «piccolo presente economico è un segno di vicinanza alle persone e di appartenenza al gruppo. Desideriamo essere una grande famiglia e condividere con i nostri collaboratori i passaggi più importanti della vita terrena non solo lavorativa».
Un «bonus nascita figli» è inserito nel «Pacchetto giovani» di Intesa Sanpaolo ed è un contributo erogato dalla banca per ogni figlio nato entro 10 anni dall’assunzione. A ciò si aggiungono il nido aziendale e il contributo welfare (120 euro) per ciascun figlio fino ai 24 anni. E ancora: Cembre Spa propone un premio matrimonio o unione civile (250 euro), un premio nascita (250), il pacco libri per i figli dei dipendenti che frequentano con profitto le medie e le borse di studio (48.200 euro per il 2023).
Niente bonus bebè, ma «qualcosa di più», infine, alla Aso Siderurgica. «Nel 2006 abbiamo adottato un pacchetto di misure di accompagnamento alla maternità - spiega la presidente Paola Artioli -. Misure utili anche a facilitarne il rientro. Qui garantiamo orario flessibile, telelavoro e part time crescente. Il costo organizzativo c’è, ma a noi interessa fidelizzare le persone e creare un buon clima aziendale».
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