Congresso Pd, Zanardi: «Mi ricandido, c’è spazio per una segreteria plurale»

La mappa di Brescia, sbirciata dall’andamento dei tesseramenti e leggendo i sommovimenti delle correnti sui territori, racconta che c’è già un favorito senza che vada in scena alcun round. È vero: di fronte ci sono ancora 14 giorni utili per depositare le candidature (la deadline è sabato 26), ma per il congresso territoriale del Partito democratico (si vota il 1°ottobre) Brescia sembra proprio prendere le distanze da Milano e seguire l’esempio del Regionale: la strada, spianata, punta dritta verso una scelta unitaria, senza andare alla conta.
Tanto in città, dove la convergenza dovrebbe essere (il condizionale «è per scaramanzia») su Roberto Cammarata, quanto per la guida del provinciale, dove in campo c’è il segretario uscente. Michele Zanardi, al secondo mandato da sindaco a Villanuova, ha del resto gestito a testa alta passaggi delicati: il risiko delle candidature per il Parlamento e per la Regione, certo, ma soprattutto intrecci e intrighi legati a Loggia 2023.
Zanardi, depositerà la sua candidatura per tenere il timone provinciale?
Io depositerò la mia candidatura. Proverò a costruire un’unitarietà di intenti e di azioni su quello che dovremo fare. Mi metto a disposizione per tutti e non solo per qualcuno. Cinque anni fa la mia candidatura nasceva in modo diverso, era di una parte del Pd: oggi l’esperienza maturata e alcuni risultati mi fanno dire che ci può essere un partito plurale in grado di fare un percorso comune.
Si va all’unitario come in Lombardia quindi?
Ci sono le condizioni per arrivarci. Mi è parso di cogliere la disponibilità a costruire un percorso di responsabilità collettiva, perché il buon esito di un cammino che dovrà durare quattro anni arriva se si compie tutti insieme, mettendo da parte personalismi e dimostrando di essere Partito democratico.
Nella sua futura segreteria sarebbero quindi rappresentate tutte le anime dem?
Io non ho timore a lavorare con tutti. Sono consapevole di cosa significhi, ma in questi anni nei momenti difficili, quelli delle decisioni, la segreteria provinciale ha sempre rappresentato la pluralità.
Immagina una segreteria in parte in discontinuità?
Sicuramente non sarà un percorso in totale continuità col passato: siamo in una stagione politica diversa. Proseguirà un lavoro forte nel dialogo con i territori, bisogna provare però a rendere protagonisti tutti nei processi decisionali, creeremo un giusto mix dal punto di vista del modello organizzativo che sappia tenere dentro vertici e base. Non credo che sia più il tempo di essere semplicemente il magafono di una segreteria nazionale, ma essere protagonisti insieme ad essa.
Il Pd ha una nuova classe emergente e c’è spazio per i giovani e per nuovi volti?
C’è una classe dirigente che sta crescendo e si sta misurando: i prossimi anni si dovrà investire in questa direzione.
Quest’anno è tornata la festa dell’Unità della Valverde: com’è andata e quali gli spunti da declinare da oggi?
Per noi è stato un luogo di riferimento per ricostruire la comunità politica che vogliamo far crescere: la musica, la letteratura e la politica hanno permesso di confrontarsi e discutere. Abbiamo rappresentato il vero Pd, un partito capace di tenere al proprio interno la pluralità che lo contraddistingue e che è elemento di grande ricchezza. Gli spunti principali sono tre: necessità della formazione politica, attenzione al tema del lavoro e del salario minimo e la partecipazione.
C’è stata una corsa al tesseramento negli ultimi mesi?
Gli iscritti li certifichiamo il 17 agosto per consentire la partecipazione al congresso. Indicativamente abbiamo un 10-15% in più di iscrizioni. Tra nuovi e chi è tornato ci attestiamo attorno ai 3.100: nessuno pensava che ci sarebbe stata una corsa di massa alle iscrizioni. La vera sfida è parlare a chi sta attorno a noi, a chi sta fuori dal Pd anche per sostenere il lavoro di Schlein, che ha avuto la grande capacità di comunicare in modo efficace alcuni messaggi che possono caratterizzare in modo forte l’azione del Pd.
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