Comuni "a rischio", l'art. 16 salva Longhena, Monno, Incudine, Vione e Prestine

Una delle battaglie degli Enti locali contro la manovra antideficit si concentra sui contenuti dell'articolo 16 quello che prevede, tra l'altro, l'abolizione dei Comuni sotto i 1.000 abitanti e il loro accorpamento in un'unione municipale «al fine dell'esercizio in forma associata di tutte le funzioni amministrative e dei servizi pubblici di spettanza comunale».
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Una delle battaglie degli Enti locali contro la manovra antideficit si concentra sui contenuti dell'articolo 16 quello che prevede, tra l'altro, l'abolizione dei Comuni sotto i 1.000 abitanti e il loro accorpamento in un'unione municipale «al fine dell'esercizio in forma associata di tutte le funzioni amministrative e dei servizi pubblici di spettanza comunale».

Ma l'accorpamento in un'unione municipale sarà possibile solo se la popolazione complessiva residente sarà pari ad almeno 5.000 abitanti, perché la norma prevede comunque che le unioni siano possibili solo tra Comuni contermini. Il legislatore ipotizza al momento un unico possibile escamotage proposto dalla legge è quello che sia la Giunta regionale con una delibera a porre un differente limite demografico per le unioni municipali.

Dei ventisette Comuni di cui una settimana fa abbiamo annunciato la possibile scomparsa, se la legge dovesse essere licenziata dal Parlamento così come è ora, nel Bresciano se ne salverebbero cinque al di sotto dei mille abitanti: Longhena, Prestine, Monno, Incudine e Vione.

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