Com'è andato il turismo quest'estate e perché non è ancora finita
«Non ho mai visto così tanti turisti», «Per giorni abbiamo parlato solo in inglese», «Stanze libere? Non se ne parla», «Gli italiani hanno (ri)scoperto le nostre località». Dai laghi alle montagne l’abbiamo sentito ripetere più e più volte: da metà giugno in poi l’estate ha dato grandi soddisfazioni agli operatori del turismo e in alcune zone non è ancora finita. I dati di Trademark Italia che ci ha fornito Federalberghi Brescia, e che si riferiscono soltanto alla città, descrivono però una stagione «bella, ma non bellissima»: l’occupazione delle stanze d’albergo in luglio ha toccato quota 44%, in agosto 48,5% nei 3 stelle e 51,3% nella categoria superiore. Meglio, certo, dell’estate precedente (+24% a luglio e +29% in agosto) ma, tornando a quest’anno, peggio di altre città italiane come Bergamo (72,8% in agosto nei 3 stelle), Como, Trento, Modena, Parma, Treviso, Genova, Ferrara, Udine...
«Colpa di un eccesso di offerta - è il commento schietto di Alessandro Fantini, vicepresidente di Federalberghi Brescia nonché titolare di un hotel in città -: non serve aprire nuovi alberghi». Premesso che l’estate non è mai stata la stagione d’oro del capoluogo, «rispetto al 2020 abbiamo lavorato di più, ma la situazione non è paragonabile con il passato». La speranza del settore è riposta «nella ripresa del turismo d’affari e nei progetti legati alla Capitale della cultura 2023. Nel frattempo - sottolinea Fantini - ci fa male leggere questo report e apprendere, con sorpresa, che il Comune si è dimenticato degli alberghi nello sconto della quarta rata della Tari. Il nostro è un settore in difficoltà. Un settore che, tra l’altro, raccoglie la tassa di soggiorno a favore di tutta la collettività».
Turisti da Stati Uniti e Canada

Ampliando l’orizzonte alla provincia «non si può ancora ragionare su dei dati - fa sapere Fantini -. Fino a metà giugno si è fatto ben poco, poi è andata molto bene e alcune località hanno lavorato addirittura di più del periodo pre-Covid. Ad ogni modo le valutazioni non vanno fatte sui singoli mesi, ma su tutto l’anno». Ce lo conferma Graziano Pennacchio, amministratore delegato di Visit Brescia: «Giugno è stato fiacco, la ripresa è iniziata a luglio ed è esplosa in agosto. Per montagne e laghi si è trattato di una stagione strabuona, per certi versi migliore di quella del 2019. Questo però non significa che il settore del turismo stia bene e sia tranquillo. La montagna, ad esempio, ha sofferto molto: abbiamo perso un inverno e mezzo e le prospettive per la prossima stagione fredda risentono del fatto che i turisti dall’Est potrebbero scarseggiare. La campagna vaccinale in Polonia e Repubblica Ceca è infatti ancora indietro».
In questi giorni Visit Brescia sta presentando il nostro territorio ad alcuni rappresentanti di tour operator e agenzie di viaggi statunitensi e canadesi interessati a proporre la nostra provincia come destinazione «luxury». Quanto all’idea di costituire anche nel Bresciano un «convention bureau», progetto promosso da Visit Brescia è arenato per mancanza di supporto economico da parte della Provincia, Pennacchio non intende arrendersi: «Speriamo che il Broletto cancelli il turismo dalla lista dei suoi nemici».
Il trend
Come era prevedibile, questa è stata l’estate del turismo di prossimità, esperienziale e all’aria aperta. Lo dimostra la soddisfazione degli agriturismi: «È stata una stagione molto positiva, in linea con il 2019, che ci ha aiutato a recuperare il gap della primavera saltata - osserva Gianluigi Vimercati, referente del settore per Confagricoltura -. Tutto il bacino milanese ha scelto la nostra provincia per vivere la campagna: è stata una stagione buona in termini di pernottamenti e buonissima in quanto a degustazioni ed esperienze. Una stagione che sta proseguendo e che ci darà soddisfazioni fino al ponte di inizio novembre». Secondo Vimercati «le sinergie tra agricoltura e turismo si sono moltiplicate favorendo tutta l’economia dei piccoli villaggi rurali. Non possiamo che esserne felici».
Sul lago d'Iseo

Una stagione turistica quasi unica per le presenze e soprattutto perché sembra non terminare mai. Sarà la voglia di viaggiare post-lockdown e l’attrattività che il lago esercita anche nei mesi autunnali, il fatto è che il turismo non sta scemando. È stata una sorpresa per tutti gli operatori turistici soprattutto perché i numeri delle presenze paiono in aumento anche rispetto al 2016, l’anno di Christo e «The Floating Piers». «Abbiamo registrato un boom di olandesi», ha confermato Ines Moretti, vicepresidente del Consorzio di campeggi «Lake Iseo Holidays». Al completo sono stati i mesi di luglio, agosto e settembre, con alberghi, campeggi e case vacanze da tutto esaurito. Gli stranieri l’hanno fatta da padrone: in primis gli olandesi che non hanno mai abbandonato il Sebino; sono tornati i tedeschi e gli scandinavi.
Sul lago di Garda

Più giovane, italiano, in vacanza con la propria auto. È questo, sul Garda, l’identikit del turista 2021. La stagione chiude con dati positivi: «In luglio, agosto e settembre - dice Massimo Ghidelli, presidente del Consorzio Garda Lombardia - arrivi e presenze sono state addirittura superiori agli stessi mesi del 2019. È un dato giustificato dalla riapertura delle frontiere e dalla voglia di viaggiare, oltre che dal miglioramento della situazione Covid, ma che al suo interno indica significativi mutamenti». Quali? «C’è stato il forte ritorno dei turisti tedeschi, giunti con la propria auto, come avveniva in passato, seppure non alle percentuali del 40-50% cui eravamo abituati. In forte crescita i turisti dall’Italia, ottimi anche gli arrivi da Belgio e Olanda, mentre alcune aree hanno risentito del quasi totale blocco del turismo britannico». Continua Ghidelli: «Più in generale, abbiamo assistito all’interessantissimo aumento esponenziale dei giovani nella fascia 18-35 anni, una vera sorpresa cui dobbiamo porre grande attenzione, perché è il turista dell’oggi e del domani».
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