Collectionday racconta i giovani sotto il fascismo

Al via il progetto del Centro Studi Rsi in collaborazione con il GdB per riavvolgere i fili della memoria storica
La presentazione di «Collectionday 2020» - Foto © www.giornaledibrescia.it
La presentazione di «Collectionday 2020» - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il tema, quest’anno, è «I giovani sotto il fascismo». Il filo conduttore, invece, è sempre la memoria, patrimonio individuale e della collettività, che è fondamentale elaborare in «memoria storica condivisa».

Lo sottolinea Gabriele Colleoni, vicedirettore del Giornale di Brescia, che mercoledì 5 febbraio aprirà le porte per il primo dei quattro «Collectionday 2020», invito a chi possiede oggetti, reperti, foto, documenti di vario genere su bambini e ragazzi vissuti sotto il regime fascista a portarli nella sede di via Solferino 22, dove verrà subito creata una copia digitale del materiale, che verrà quindi restituito ai proprietari (per info chiamare il 331.1048046 o scrivere a info@giovani sottoilfascismo.it).

 Le immagini e le testimonianze raccolte diventeranno, così come nella precedente mostra «Brescia sotto le bombe» dei «pezzi da museo», che entreranno a far parte dell’esposizione a palazzo Martinengo, dal 2 al 22 novembre 2020.

Il progetto «I giovani sotto il fascismo» (www.giovanisottoilfascismo.it), organizzato dal Centro studi Rsi di Salò - in collaborazione col Giornale di Brescia e con Regione Lombardia, Provincia e Comune di Brescia, Cdc, Fondazione Provincia di Brescia Eventi, Brescia Mobilità, Centrale del latte - entra nel vivo, come è stato spiegato in Broletto da Roberto Chiarini ed Elena Pala.

Memoria. Il successo della mostra storica di due anni fa (oltre 6mila visitatori per «Brescia sotto le bombe»), ha incoraggiato i promotori a proseguire sulla strada tracciata. Un tema «delicato e incendiario», così lo definisce Chiarini, quello che viene affrontato ora: «Nella storia del ’900, il fascismo è un inciampo inevitabile - osserva lo storico -. Manteniamo il format Brescia-Italia, mettendo sotto osservazione i giovani, quel materiale umano più malleabile su cui il fascismo ha condotto con maggiore pervicacia, dal ’24 al ’43, la sua opera propagandistica e il suo progetto totalitario».

L’iniziativa si articola in tre step: il primo consiste nel Collectionday, presso il GdB, che si svolgerà in quattro date, il primo mercoledì di ogni mese, da febbraio a maggio. «Ci mettiamo a disposizione - ribadisce Colleoni -: per noi, che da 75 anni facciamo cronaca del territorio, è stato quasi naturale aderire alla proposta».

Il secondo, spiega Elena Pala, è rappresentato dalla seconda edizione del «Garda lake History festival» (ancora in via di definizione), che si terrà nel chiostro del MuSa a Salò tra fine giugno e inizio luglio. Infine, la mostra a palazzo Martinengo, coronamento del percorso, con un ricco allestimento articolato in sei sale, dall’«Universo Balilla» al «dentro e fuori la scuola», dalla militarizzazione agli «aspetti femminili», fino al «destino» dei giovani di quegli anni narrato da quattro postazioni video, destino che «non è stato omogeneo - sottolinea Elena Pala -: come attesta la testimonianza di due partigiani e di due militi della Rsi».

Un apposito salone multimediale ospiterà filmati e spezzoni, recuperati dall’Istituto Luce, relativi ad esempio alle famose colonie elioterapiche.

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