Brescia sotto le bombe, un successo da seimila visitatori

Bilancio positivo per l’esposizione dedicata al conflitto mondiale
Partecipazione. Migliaia di bresciani hanno visitato la mostra organizzata nelle sale di Palazzo Martinengo
Partecipazione. Migliaia di bresciani hanno visitato la mostra organizzata nelle sale di Palazzo Martinengo
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Oltre seimila visitatori hanno decretato il successo della mostra "Brescia sottole bombe (1940-1945)", chiusa domenica a Palazzo Martinengo. L’esposizione, curata da Roberto Chiarini e Elena Pala in collaborazione con il GdB, tramite documenti, fotografie e testimonianze dirette ha narrato la vita della città nel periodo bellico, suscitando la curiosità dei giovani e tanti ricordi di chi quei momenti ha vissuto in prima persona.

Tanti i commenti lasciati dai visitatori, a testimonianza del successo riscosso. «È incredibile come siano stati capaci di ricostruire monumenti, opere d’arte, chiese e palazzi. Tutto il tessuto urbano è tornato a rivivere grazie a persone di buona volontà, tenaci e caparbie» ha scritto Alberto mentre Maria, classe 1939, ha lasciato un commento commovente: «Per me la guerra è una signora in camicia da notte di seta rosa che cade in una pozzanghera correndo verso l’ingresso della galleria sotto il castello dove già mi ero rifugiata io». Qualcuno, come Carlo, si è augurato «che questa bellissima manifestazione possa diventare permanente», un’occasione unica «per poter conoscere la storia della nostra città amatissima» hanno detto i ragazzi dei Giovani musulmani d’Italia.

Tra immagini, manifesti, documenti, anche un’inedita lettera del futuro papa Paolo VI scoperta poco prima dell’inaugurazione e della canonizzazione. A dare un grande aiuto nel lavoro di ricostruzione anche cinque ragazzi del dipartimento Fotografia e grafica della Laba, che tramite scatti e video hanno catturato parole ed emozioni di chi quei terribili giorni sotto le bombe li visse. Ora di «Brescia sotto le bombe» restano le fotografie, un filmato sviluppato dai ragazzi dell’accademia con tutte le interviste e la certezza che la storia non è freddo racconto.

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