Che fine fa il sangue dei donatori Avis

Testo e grafici di Laura Fasani
Intervista a Gabriele Pagliarini di Barbara Bertocchi
Che fine fanno le donazioni di sangue dell'Avis? Tutti rispondiamo, con ragionevole certezza, che le preziose sacche donate ogni anno da oltre 30mila bresciani vengono trasportate negli ospedali per curare chi ne ha bisogno. Giusto. Più precisamente, però, nella nostra provincia tutto il sangue donato finisce al Centro Lavorazione, Qualificazione e Validazione (CLV) del Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale (SIMT) dell'ospedale Civile di Brescia, che è la struttura designata dal Sistema sanitario nazionale per tutte le attività di raccolta e produzione di emocomponenti e di medicina trasfusionale sul territorio.
Qui è dove si lavora il sangue dei donatori Avis, che viene ripartito in sacche di sangue intero, globuli rossi, plasma e piastrine. Ciascuno di questi emocomponenti viene conservato con tempi e temperature diverse e viene distribuito agli ospedali della provincia man mano che ne fanno richiesta. Ma per cosa viene utilizzato esattamente il sangue donato ad Avis e come funziona il sistema di donazioni?
Chi sono i donatori
Nella provincia di Brescia, stando ai dati della Relazione sanitaria 2020 di Avis Brescia, i donatori sono soprattutto uomini (78% contro il 22% di donne), perché possono donare fino a quattro volte all’anno, mentre le donne in età fertile al massimo due. In generale, chiunque doni all’Avis deve avere tra i 18 e i 65 anni, godere di buone condizioni di salute (cioè non deve essere affetto da nessuna patologia elencata nelle linee guida, non deve aver avuto malattie gravi e deve passare la visita di idoneità iniziale), e pesare più di 50 chili. Secondo i dati riportati nella Relazione sanitaria 2020, la maggior parte dei donatori nel Bresciano ha tra i 46 e i 55 anni (6.655 maschi, 2.611 femmine), seguiti dalla fascia d’età 36-45 (5.337 maschi, 2.379 femmine) e a strettissimo giro dai 26-35enni (4.323 maschi, 2.696 femmine).
Più di 34mila donatori ogni anno
Brescia si conferma una città generosa anche sul fronte delle donazioni di sangue. Nel 2020 i donatori attivi totali della provincia sono stati 35.259, in crescita rispetto al 2019 (34.180) ma anche rispetto ai due anni precenti (nel 2018 erano 34.382 e nel 2017 34.714). Se si pensa che nel 1940 gli «avisini» erano 1035, il massiccio salto nel tempo è evidente. I cinque comuni con più donatori sono Brescia (5342), Desenzano (2389), Salò (1594), Gavardo (1302) e Chiari (941). Ma ci sono anche piccoli agglomerati particolarmente generosi come Ono San Pietro, che registra 78 donatori su un 968 abitanti. Tutti i numeri di ogni comune sono consultabili nella tabella interattiva qui sotto.
Quante donazioni si fanno ogni anno
L’altro aspetto significativo è quello che riguarda le donazioni. Non tanto per il numero assoluto in sé, che rimane sostanzialmente costante negli ultimi quattro anni con una variazione di circa duemila unità, ma per il fabbisogno: per quanto se ne doni, non basta mai. «Tutto questo entusiasmo ci rende felici, ma non basta - spiega il presidente Gabriele Pagliarini, appena riconfermato al timone dell’Avis provinciale -: dal Simt ci hanno comunicato che il fabbisogno è aumentato. Non si tratta di un aumento temporaneo legato a un’emergenza, ma di un trend dovuto a molti fattori, come l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle malattie croniche e il grandissimo lavoro degli ospedali. Ogni mese, quindi, ci vengono richieste ulteriori 350-400 sacche di sangue intero. Per far fronte a queste nuove necessità in questi mesi è stato necessario ricorrere a sangue fuori provincia».
Al momento, la provincia di Brescia ha chiuso il 2020 con 59.429 donazioni, in leggero calo sul 2019 (61.013) e appena al di sotto del range con il 2018 e il 2017 (rispettivamente 60.681 e 61.756). Il 2021 si è aperto però con una buona notizia: 19.633 unità di sangue intero donate nel primo quadrimestre, a fronte delle 18.351 dello stesso periodo del 2019.
A cosa servono le donazioni
Ed eccoci al punto focale della questione. A cosa servono le sacche di sangue donate dagli avisini? La risposta arriva dall'Asst Spedali Civili, che comprende anche i presidi di Montichiari, Gardone Val Trompia e Ospedale dei Bambini. La maggior parte delle unità emazie deleucocitate trasfuse vengono destinate a usi non chirurgici, cioè soprattutto a pazienti ematologici o che hanno subito trapianti di cellule staminali (nei primi cinque mesi del 2021 il 37,3%) In minor parte, spiegano dal Civile, anche per alcuni pazienti ricoverati in Medicina per sanguinamenti. La seconda destinazione più frequente è per i pazienti onco-ematologici (28,8%), seguiti dagli interventi chirurgici (20,2%)e poi dal pronto soccorso (8,5%). Per quanto riguarda le sacche di sangue usate nell'Ospedale dei Bambini (5,2%), la maggior parte viene impiegata per la cura di patologie ematologiche o per chi è stato sottoposto a trapianti di cellule staminali. Nel grafico sono messe a confronto le medie percentuali calcolate sulle unità emazie deleucocitate trasfuse ogni mese per un periodo da gennaio a maggio nel 2021 e nel 2019 (i dati del 2020 non ci sono perché le donazioni erano state sospese a causa dell'emergenza Covid-19).
Come si fa a donare con Avis
Per donare esiste tutta una procedura dettagliatamente descritta sul sito dell’Avis di Brescia. Bisogna andare in una sede o un centro di raccolta Avis o un Servizio trasfusionale dell’ospedale della propria città, dove vengono fatti i passaggi preliminari al prelievo di sangue. Dopo un primo colloquio medico in cui si valuta il tipo di donazione più adeguata (sangue intero o aferesi), viene effettuato un prelievo per verificare attraverso gli esami di laboratorio l’idoneità del donatore. Se arriva il via libera, si può cominciare a donare. Ogni donazione, che è preceduta ogni volta da una valutazione clinica e che è consigliato fare a digiuno, ha una durata di circa 5-8 minuti. Il volume massimo di sangue prelevato, stabilito per legge, è uguale a 450 centimetri cubici +/- 10%. Dopo il prelievo come consuetudine Avis offre un’abbondante ristoro per reintegrare i liquidi e rimettersi in forze. I lavoratori dipendenti possono chiedere per legge una giornata di riposo retribuita per andare a donare.
Quante sedi ha Avis nella provincia di Brescia
L'Avis di Brescia è una realtà cresciuta continuamente dalla sua fondazione nel 1935, anno del decreto con cui si inaugurava ufficialmente la nascita dell'Associazione Provinciale Datori di Sangue, come si chiamava allora. È solo dopo la Seconda guerra mondiale però che l'associazione assume i connotati che conosciamo ora: il termine «datori» viene sostituito con «donatori» e nel 1954 viene realizzato il Centro Emodiagnostico e Trasfusionale presso l'ospedale Civile, fin dall'inizio la sede operativa, che ne prende le redini nei primi anni Sessanta. Se inizialmente esisteva soltanto la sede di Brescia, oggi la provincia conta 102 sezioni, praticamente una ogni due comuni, e 13 centri di raccolta (Brescia, Adro, Bagolino, Barghe, Calvisano, Gardone Valtrompia, Montichiari, Nave, Palazzolo, Quinzano, Rodengo Saiano, Travagliato e Urago d’Oglio). A questi si aggiungono i poli ospedalieri e il centro che sarà operativo a Salò da gennaio 2022: sarà allestito a Cunettone, in un edificio di via Fermi acquisito dall’Avis, e sarà il riferimento per la sezione locale della Valtenesi e di Gavardo.
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