Caso Bozzoli, dissequestrate le scorie: nessuna traccia di Mario

Chiusa senza prove l’analisi sui resti del forno dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo
NESSUNA TRACCIA DI MARIO
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Non ci sono più le esigenze probatorie. Traduzione: il materiale ad oggi è ininfluente ai fini delle indagini. Per questo è stato firmato un provvedimento di dissequestro degli oltre trecento sacchi di scorie dei forni della Bozzoli di Marcheno. Il materiale cioè analizzato per oltre due anni dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo che nella montagna di scarti di produzione provenienti dalla fonderia del mistero non ha trovato una sola traccia di Mario Bozzoli, l’imprenditore svanito nel nulla l’otto ottobre 2015.

Le scorie erano state trasferite dalla Valtrompia ad un capannone della caserma dell’Esercito in via Antonio Tanzi a Milano. A disposizione dell’anatomopatologa che ha depositato le conclusioni del lavoro mettendo nero su bianco una sua convinzione. Mario Bozzoli non può essere finito nel forno della fonderia di cui era comproprietario con il fratello Adelio perché se così fosse almeno una traccia sarebbe emersa.

Tesi sposata anche dai Ris di Parma che in una relazione agli atti avevano scritto già il 9 luglio 2016: «Sul materiale acquisito sulle pareti del forno grande e all’interno e sulle pareti del forno piccolo adibiti alla fusione di metalli, tantomeno sulle manichette dell’ultimo stadio di filtrazione dell’impianto non sono emerse sostanze chimiche che potessero univocamente essere ricondotte alla presenza di resti umani».

Le scorie dissequestrate ora tornano a disposizione dei legittimi proprietari, in questo caso la Bozzoli di Marcheno, anche se la fonderia di via Gitti nel frattempo ha cambiato proprietà e i capannoni dove per l’ultima volta è stato visto vivo Mario Bozzoli sono ora della Rvd di Lumezzane. Il provvedimento che sblocca il materiale al centro del caso mai risolto arriva in un momento di attesa da parte dei quattro indagati a piede libero, Alex e Giacomo, nipoti dello scomparso e gli operai Oscar Maggi e il senegalese Abu, accusati di omicidio volontario e distruzione di cadavere.

L’attesa è per capire le prossime mosse del Procuratore generale Pier Luigi Maria Dell’Osso che dopo aver avocato a sé l’inchiesta della Procura ordinaria, i cui termini erano scaduti, non ha ancora firmato il provvedimento di chiusura delle indagini in attesa degli ultimi riscontri della Guardia di Finanza anche alla luce dei recenti sequestri avvenuti all’interno della nuova azienda dei Bozzoli a Bedizzole.

La chiusura indagini potrebbe avvenire a questo punto dopo l’estate considerando che dal 30 luglio scatta la sospensione feriale dell’attività del tribunale, che comporta la sospensione dei termini processuali. Solo in autunno, a tre anni dall’inizio della vicenda, il giallo di Marcheno potrebbe così far registrare una svolta.

 

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