Candidati rettori, Castelli: «Università d’eccellenza ma anche civica e aperta alla città»

Previsto il rafforzamento della presenza a Mantova e a Cremona. Necessario «ripensare il ruolo dell’ateneo all’interno della società»
Il professor Francesco Castelli
Il professor Francesco Castelli
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La scelta di candidarsi? «È nata dalla volontà di mettere a disposizione la mia esperienza». E l’Università che vorrebbe? «È certamente d’eccellenza, ma anche civica e aperta alla città». Già da queste prime battute appare chiaro il senso della candidatura di Francesco Castelli a rettore della Statale. Professore ordinario di Malattie infettive e titolare della cattedra Unesco «Training and empowering human resouces for health development in resource-limited countries», dal 2020 è anche prorettore vicario. Insieme agli altri candidati, parteciperà al dibattito «Università libere ed autonome?», nell'incontro organizzato da Edizioni Studium e Giornale di Brescia (scopri qui come partecipare o vederlo in diretta e on demand).

Ma più che di continuazione dell’attuale governance, Castelli preferisce parlare di «ulteriore sviluppo». Uno sviluppo legato a una dimensione internazionale («In tutti questi anni ho coltivato contatti in tutto il mondo, come richiede la mia disciplina, ma ho lavorato anche con le Nazioni Unite», ricorda), ma che va anche nella direzione del bene comune.

Città universitaria

L’aspirante magnifico ritiene infatti che sia necessario «ripensare il ruolo dell’ateneo all’interno della società». Ha in mente una Università «civica», che «oltre a perseguire le eccellenze, abbia anche una attenzione al "public engagement". Una espressione che spesso è tradotta in lingua italiana con "terza missione". Ma non viene affatto dopo le prime due. A me piacerebbe che nella ricerca e nella didattica si tenesse sempre presente che un ateneo deve anche rispondere alle istanze della comunità di riferimento».

Ma qual è questa comunità? Castelli pensa a un territorio allargato, che oltrepassi i confini bresciani. «In particolare vanno coinvolte maggiormente Mantova e Cremona, dove dobbiamo rafforzare la nostra presenza». Brescia, insomma, diventerebbe sempre più città universitaria e sempre più capitale della Lombardia orientale: «E potrebbe essere scelta pure da studenti provenienti da altre parti d’Italia o dall’Europa». Per fare questo naturalmente «è necessario potenziare i servizi, proseguendo un percorso che è già stato avviato».

Nuovi passi

Sul fronte della didattica Castelli ricorda che negli anni scorsi sono stati istituiti numerosi corsi di laurea: «Questo ha pagato in termini di aumento degli studenti, che sono passati da 14.200, all’inizio del rettorato di Tira, agli attuali 15.400. Un dato importantissimo in una provincia che ha un basso tasso di laureati». I nuovi passi dovranno andare nella direzione di «formare professionisti che riescano a governare un mondo in cambiamento, nelle aziende, nelle fabbriche, nei tribunali, negli ospedali».

Ma non meno fondamentale «sarà puntare su nuove modalità di didattica, che siano il più possibile interattive e multidisciplinari». Sempre garantito sarà inoltre il sostegno agli studenti merivoli con poche risorse economiche, e inoltre si cercherà di «far rientrare i cervelli dall’estero, sfruttando le possibilità messe a disposizione del ministero». Allo stesso modo «andranno colte le opportunità del Pnrr: offre risorse che non sono mai state disponibili nei decenni scorsi».

Confronto

Tra le parole chiave nel programma elettorale risalta anche il concetto di «confronto» con tutte le componenti accademiche, dal personale docente a quello tecnico-amministrativo, passando ovviamente per gli studenti. «Lo spirito di squadra è fondamentale, nessuno deve sentirsi tagliato fuori. Nella stessa parola "università" non c’è solo il significato di sapere universale: c’è un richiamo all’unità, a cui fa riferimento pure l’etimo latino "ad unum verter". Una unità finalizzata alla educazione della futura classe dirigente e alla realizzazione di quelle attività di ricerca di cui il nostro Paese ha disperatamente bisogno».

Ma il confronto, o meglio l’interazione, è estesa anche «alle istituzioni locali, al mondo produttivo e alla popolazione in generale». Questo nell’ottica di una Università «sempre più aperta alla città e al territorio, a maggior ragione nell’anno in cui Brescia sarà Capitale della cultura con Bergamo».

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