Caduta del muro di Berlino: i ricordi bresciani

Venticinque anni fa cadeva il muro: aspettiamo foto, pensieri o il racconto della vostra esperienza di quegli anni
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È giovedì. In ventiquattro ore cambia il mondo. E il destino della Germania Est viene scritto e riscritto di minuto in minuto. Da giorni la Sed, il partito egemone della Ddr, si è frettolosamente incamminata sul sentiero dell’autocritica, decisa a riorganizzare lo Stato e, contestualmente, a programmare un processo di rapida democratizzazione.
 
Elezioni semi-libere, libertà di stampa, riconoscimento dei gruppi d’opposizione vengono più o meno chiaramente promessi nel corso di una giornata in cui i vertici del Sozialistische Einheitspartei si rinchiudono nelle stanze del potere. Con la gente fuori a protestare, per l’ennesima volta. Il gigante socialista monopartitico è in crisi da tempo. La fine è segnata (la riunificazione della Germania risale al 3 ottobre 1990), ma si cerca un colpo di coda.
 
Nel tardo pomeriggio di giovedì 9 novembre 1989 si registra quella che agli occhi del pianeta appare come «la» svolta. In Italia, in apertura dell’edizione delle 20 del Tg 1, Paolo Frajese annuncia solenne: «È storico: la Germania Orientale ha aperto le frontiere». Il Governo di Pankow, a seguito di una giornata che è riduttivo definire convulsa, emana un provvedimento che entra in vigore immediatamente.
 
Da mesi centinaia di migliaia di profughi stanno scappando dalla Germania Est verso l’Occidente via Ungheria e Cecoslovacchia. Se qualcuno se ne vorrà andare, adesso, non sarà più costretto a seguire le loro orme. Il Governo apre la porta che aveva tenuto chiusa per ventotto lunghi, estenuanti anni. I Vopos, adesso, possono pure posare il mitra.
 
E non possono fare nulla contro i tedeschi che quella notte, occhi velati da lacrime di gioia, prendono a picconate i mattoni di quello che a Ovest era definito «Schandmauer», il muro della vergogna, e che ad Est il Governo s’inorgogliva a definire «Schutzmauer», muro di protezione dal capitalismo occidentale (alzato anche per bloccare la fuga di forza lavoro e risorse verso Ovest»).
 
Il muro ha diviso una città, una nazione e per molti versi il mondo per 10.315 giorni. Avevano cominciato a costruirlo tra sabato 12 e domenica 13 agosto 1961. Per Ferragosto c’erano già le prime strutture in pietra e mattone. Il «Mauer», nel corso degli anni, era stato a più riprese perfezionato, affinché fosse sempre più difficile anche solo «pensare» di superarlo. Chi aveva il fegato di farlo diventava cibo per grilletti. Come quando le guardie avevano scaricato addosso alla diciottenne Marienetta Jirkowsky, al suo fidanzato e ad un amico che cercavano di fuggire la bellezza di ventisette colpi di mitra.
 
È successo il 22 novembre 1980. In pratica l’altroieri. A circa ottocento chilometri da Brescia. Nel cuore della Germania da cui deriva una bella fetta della cultura che, ancora oggi, ci insegnano a scuola.
 
Questa domenica ricorre il venticinquesimo anniversario della caduta del muro. Per trovare un fatto della medesima portata – anche da un punto di vista banalmente visivo - dobbiamo salire nel tempo al 2001, quando a New York a venire giù sono due torri. Che sono simbolo di un’altra cosa, e la cui caduta ha provocato altre lacrime, stavolta solo di dolore.
 
Quando tra amici si parla di fatti storici di questo genere spesso viene spontanea una domanda. «Ti ricordi dove eri, e cosa stavi facendo, il giorno dell’attentato alle Torri gemelle?». Mentre l’iniziativa «Un treno per Europa» sta portando in queste ore trecento studenti della nostra provincia nei luoghi più significativi della capitale tedesca, e mentre il bresciano Fabio Volo è stato protagonista di un «simposio» a Berlino, dove ha letto una poesia sul «Mauer» scritta da Michael Jackson, vorremmo coinvolgervi in un tentativo di recuperare i vostri (e nostri) ricordi su quei fatti.
 
Voi ricordate quel 9 novembre 1989? Come avevate appreso la notizia della caduta del muro? Avevate mai visitato Berlino Est o la Ddr negli anni della cortina di ferro? Cosa ricordate? Vorremmo raccogliere i vostri pensieri e le vostre riflessioni. O le vostre fotografie vicino ai resti del muro. Mandateci tutto via e-mail a gdbweb@giornaledibrescia.it.
 
Daniele Ardenghi
 
Qui sotto tre pagine del Giornale di Brescia dell'epoca, con il racconto di quei giorni storici.
 

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