Caccia alla variante Delta, via alle analisi su tutti i tamponi

Si parte con il sequenziamento a tappeto di tutti i tamponi molecolari positivi. Obiettivo: stanare eventuali varianti ed isolare i casi per contenerne la diffusione. Ieri i laboratori di Microbiologia e Virologia bresciani hanno comunicato alla Regione quanti sequenziamenti sono in grado di garantire, alla luce della decisione della vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti di sequenziare tutti i positivi per tenere sotto controllo le varianti. Il sequenziamento di un campione positivo ha un costo che varia dai 60 ai 120 euro ed il risultato si ha entro 48/72 ore, in base al livello di ricerca della genetica virale.
Da maggio ad oggi nel Bresciano solo venti persone si sono infettate con la variante indiana del virus, sia nella forma Delta sia nel più contenuto sottotipo Kappa. Fino ad oggi, tuttavia, il sequenziamento veniva effettuato sul 5% del totale dei tamponi molecolari positivi individuati. Sequenziandolo tutti, i numeri sono destinati ad aumentare, anche se in modo contenuto. Ieri, ad esempio, su duemila tamponi molecolari effettuati, quelli positivi erano 37. L’esperienza con la «inglese», tuttavia, insegna che il virus si diffonde molto velocemente ed è dunque fondamentale tracciare ed isolare i contagi.
«Ad oggi abbiamo pochi numeri e basta un contagio all’interno di uno stesso nucleo familiare per aumentare in modo significativo la percentuale - spiega Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di Virologia, nonché docente all’Università di Brescia e direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Asst Spedali Civili -. Con numeri bassi, sequenziare tutti i positivi non è un problema anche se è statisticamente sufficiente, ed è quello che avviene in tutta Europa, sequenziare il 5% dei tamponi molecolari positivi quando la diffusione del virus è molto alta e il 20% in una fase di scarica, come quella che stiamo attraversando ora».
Questo è anche l’orientamento della Rete italiana per sequenziamento di cui Caruso, anche nella sua veste di presidente della Società italiana di Virologia, è stato promotore già dallo scorso febbraio. Chi entrerà a far parte della Rete lo deciderà l’Istituto superiore di Sanità. Quel che è certo è che essa «si propone come sistema che unisce, rafforza e coordina l’azione altamente professionale dei laboratori di riferimento regionali, grazie ai quali oggi monitoriamo la presenza delle varianti del virus nel nostro paese» spiega Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, l’Istituto superiore di Sanità. La rete garantirà in un’unica piattaforma la sorveglianza della circolazione di varianti genetiche di SarsCov2, sarà integrata con la sorveglianza Covid-19 coordinata da Iss e con l’anagrafe vaccinale nazionale coordinata dal ministero della Salute. «Grazie alla rete sarà possibile arricchire il monitoraggio e lo studio di queste ed altre future epidemie da diverse prospettive: oltre a quella epidemiologica e di monitoraggio, quella degli studi viro-immunologici, della comprensione dei meccanismi e degli effetti della malattia, ma anche dell’osservazione e della valutazione della risposta anticorpale e cellulare delle vaccinazioni - spiega Caruso -. Non ultima, quella di formare i giovani in modo da rafforzare la capacità di prevenzione, controllo e risposta alle malattie infettive».
«Temo che la variante Delta in Italia sia sottostimata - spiega il virologo Fabrizio Pregliasco -: ad oggi facciamo solo una piccola proporzione di sequenziamento sui campioni. Ce ne sono 678 di varianti finora rilevate nei database informatici, alcune sono rilevanti dal punto di vista funzionale ma, vista la riduzione dell’incidenza della malattia, l’obiettivo è quello di sequenziare tutti i campioni. Ci si deve preparare perché quello che accade nel Regno Unito - ieri oltre sedicimila positivi - è un’anticipazione di quanto potrebbe accadere in Italia». Il vaccino. «Al momento - rassicura Caruso - queste nuove varianti non bucano il vaccino. Ricordiamo, però, che più il tempo passa, maggiori diventano le probabilità che il virus peggiori ed in queste rientra anche la diffusione della variante Delta. È dunque fondamentale che le campagne vaccinali siano veloci con priorità alle persone anziane e fragili, le più suscettibili di sviluppare forme gravi di Covid».
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