Brixia romana, nuove installazioni multimediali per gli scavi

Inaugurate a Palazzo Martinengo Cesaresco, rendono ancora più ricco il percorso archeologico
GLI SCAVI SI FANNO MULTIMEDIALI
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Tornare indietro di quasi tremila anni in una manciata di minuti. È l’effetto che fa il percorso archeologico nei sotterranei di Palazzo Martinengo Cesaresco in via Musei, uno dei siti più importanti e più ricchi di testimonianze del centro storico, proprio accanto al Capitolium, all’incrocio tra l’antico decumano massimo, attuale via dei Musei, e la piazza del Foro.

Un nuovo tassello si aggiunge al già ricco percorso di visita della Brixia Romana, grazie all’inaugurazione di due sale sotterranee, completamente recuperate alla visita e dotate di sofisticate tecnologie digitali e video che consentono un’immersione autentica nella storia, definita già dai primi scavi aperti al pubblico «Le città nella città».

 

  • Palazzo Martinengo, i resti archeologici di tre millenni
    Palazzo Martinengo, i resti archeologici di tre millenni
  • Palazzo Martinengo, i resti archeologici di tre millenni
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    Palazzo Martinengo, i resti archeologici di tre millenni

 

Dall’attuale piazza del Foro attraverso i sotterranei del palazzo è possibile compiere un percorso a ritroso di quasi tre millenni, a partire dai villaggi dell’età del Ferro fino all’età rinascimentale, alla quale risale la costruzione del palazzo. «È uno straordinario contenitore sia di mostre sia sotto il profilo archeologico - ha commentato il presidente della Provincia, Samuele Alghisi -, che oggi sottolineiamo per la realizzazione di quest’ultimi step di restauro e recupero alla totale fruibilità. È un pezzo di storia che torna a vivere in una città che riserva sempre sorprese».

Le due nuove sale mettono in luce una grande vasca con decorazione marmorea policroma pertinente con ogni probabilità a un edificio termale pubblico, dietro cui corre un muro più antico con resti di affresco bianco a sottili riquadrature nere risalenti alla fine del Primo secolo avanti Cristo; sul fondo di questo spazio una grande vetrina raccoglie i reperti più significativi rinvenuti durante gli scavi: marmi e arredi dell’abitato preromano.

La tecnologia consente di vivere appieno l’atmosfera che pervadeva questo luogo, riproducendo l’acqua e i classici rumori del suo scorrere, nella grande vasca, mentre la teca è dotata di strumentazione multimediale touch screen (realizzata magistralmente da 490 Studio di Trento) che non solo illustra quanto si osserva, ma su richiesta approfondisce storicamente anche usi e costumi del periodo.

Un salto ulteriore nel tempo è la seconda sala con i resti di una capanna preromana e una intera parete che si anima proiettando la vita del villaggio e dei suoi abitanti. I lavori sono il frutto di un protocollo d’intesa, siglato negli anni Novanta dalla Provincia e dalla Soprintendenza ai beni architettonici, che ha visto il loro completamento grazie alla sinergia tra gli enti e al lavoro dei capo progettisti Paola Faroni per il Broletto e Serena Rosa Solano per la Soprintendenza.

«Durante i lavori di scavo è emersa una chiara e straordinaria stratificazione che abbraccia un arco storico dal medioevo, con resti e fondamenta di edifici, alla preistoria e protostoria, con tracce di insediamenti - ha precisato il soprintendente Giuseppe Stolfi -. Brescia è davvero straordinaria sotto questo aspetto e la sinergia che abbiamo saputo condurre ha dato risultati davvero incoraggianti». Proprio la stratificazione archeologica di palazzo Martinengo offre al visitatore una lettura verticale, in sovrapposizione: resti degli edifici medioevali, di edifici romani e sotto ancora dei più antichi villaggi delle popolazioni indigene: circa sette metri di profondità rispetto al livello attuale di piazza del Foro.

 

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