Brescia ricorda Tina Belletti, signora della danza

Piedini sulle punte, sbarre, specchi e tutù. E poi l’insegnante severa con chignon e bastone (per scandire il tempo, ça va sans dire). Tina Belletti e la sua scuola di danza bresciana «Forza e costanza» racchiudono tutti i cliché e l’immaginario sognante della danza classica.
La Signora, come la chiamavano le sue allieve, è scomparsa nel 2016 a 94 anni, ma Brescia non la dimentica. Uno scrigno di tesori. «Quando morì ci fu consegnato uno scrigno con tutti i suoi tesori - ha raccontato ieri Anna Carlino, ex allieva, durante la conferenza stampa per presentare le iniziative in sua memoria -. Diplomi, bozzetti di costumi, documenti che testimoniano una vita dedicata allo studio della danza. Non potevamo riporli nella scatola».
Il risultato sono un libro a lei dedicato e uno spettacolo che porta il suo nome, già in programma. E poi, in futuro, un concerto in Casa Verdi a Milano (la struttura che l’ha ospitata negli ultimi anni) e un quadro che sarà offerto a Villa Carlotta, oltre a una borsa di studio per gli allievi delle 32 scuole bresciane di danza dirette dagli ex allievi della Belletti e della Forza e Costanza.
Tutto questo è l’omaggio alla Signora organizzato da sette donne: oltre alla Carlino, Cristina Begni, Cinzia Bricchi, Michela Busi, Orietta Trazzi, Alessandra Valerio e Gloria Francolini. «La danza è fatta di sacrificio ed entusiasmo - ha sottolineato il vicesindaco Laura Castelletti - e la scuola di Tina Belletti era una piccola comunità. Era una figura di riferimento, e questa è anche un’occasione per riunirsi». Sono quasi tremila i ragazzi (anzi: ragazze; solo 40 i maschi) che in passato hanno imparato a danzare con lei. Ora si sta cercando di trovarli tutti: «La Signora (così la chiamavamo) ci ha invaso la vita nel bene e nel male, lasciando un segno tangibile».
A parlare è Cinzia Bricchi. «Non siamo riusciti a contattare tutti gli studenti, ma Cristina Begni (che organizza anche Viva Vittoria) li sta cercando (iniziando da Facebook, naturalmente)». Il volume a Tina dedicato è scritto invece da Costanzo Gatta, la cui penna ne ha seguito il lavoro dal 1967.
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