Brescia, nei siti inquinati restano gli eccessi di ricoveri e mortalità

Sono costanti nel tempo, ma continuano ad essere in eccesso rispetto a quello che accade al resto della popolazione. Si tratta del numero di ricoveri ospedalieri e di decessi di coloro che sono residenti nell’area di interesse nazionale, storicamente inquinata dall’attività industriale della Caffaro, monitorata dalla sorveglianza epidemiologica Sentieri (i comuni del Sin sono Brescia, Castegnato e Passirano).
Il Rapporto, appena pubblicato, evidenzia che, a fronte di una mortalità generale inferiore a quella regionale, si osserva nelle donne un eccesso del 21% per le malattie del sistema respiratorio e del 23% per i tumori al fegato. Tra gli uomini, eccesso di mortalità dell’8% per il tumore del colon retto. In entrambi i generi, si osserva un eccesso di mortalità per il tumore della vescica (+12% negli uomini e + 25% nelle donne).
Ricoveri ospedalieri
Eccessi di ricoveri ospedalieri legati a malattie riconducibili all’inquinamento, in entrambi i generi, si verificano per malattie dell’apparato respiratorio, per il tumore al fegato e per quello alla fascica. Tra le donne, si registrano ricoveri in misura superiore al resto della popolazione per asma, tumore allo stomaco e alla mammella. Scrive il Rapporto: «Le associazioni tra sviluppo di patologie croniche ed esposizione a Pcb (policlorobifenili) sono perlopiù indicative di un’esposizione pregressa, avvenuta nel passato. I livelli di Pcb nel sangue dei soggetti residenti a Brescia sono notevolmente diminuiti negli ultimi anni anche grazie a interventi che hanno interrotto la trasmissione tramite la catena alimentare ritenuta la principale responsabile dell’esposizione della popolazione».
Ancora: «I dati epidemiologici attuali confermano, nel complesso, quanto osservato nel Rapporto precedente (periodo 2006-2013, ndr): un’attenuazione del fenomeno rispetto agli anni precedenti e la necessità di assicurare un aggiornamento periodico della sorveglianza epidemiologica della popolazione di Brescia, riconoscendo come prioritario il consolidamento dell’interruzione dell’esposizione tramite opere di bonifica ambientale e di monitoraggio della catena alimentare».
L’analisi globale
Il Rapporto Sentieri, pubblicato sulla rivista scientifica Epidemiologia&Prevenzione in modalità accesso aperto, dunque consultabile da tutti, ha calcolato i decessi in eccesso (ovvero, il loro numero rapportati alla mortalità attesa in un certo periodo tra la popolazione) nell’insieme dei 46 siti per i grandi gruppi di patologie tra cui, quindi, il sito di interesse nazionale Caffaro per il quale è in corso la sorveglianza epidemiologica dei residenti. La pubblicazione evidenzia che nell’area del Sin Caffaro sono presenti un impianto chimico e una discarica.
Le novità
Cosa si aggiunge di nuovo, rispetto alle precedenti rilevazioni? «Nella popolazione dei 46 siti contaminati investigati da Sentieri - si legge - nel periodo 2013-2017 sono stati stimati globalmente 8.342 decessi in eccesso (1.668 l’anno) rispetto al resto della popolazione, pari ad un eccesso di rischio del 2% e un eccesso di rischio di ospedalizzazione del 3%. Nelle sottoclassi da zero a 29 anni non si rilevano scostamenti significativi della mortalità rispetto all’atteso. L’ospedalizzazione per tutte le cause è in eccesso nel primo anno di vita (+8%) e nelle fasce di età 0-19 e 20-29 anni».
Cosa si sapeva già
Per il periodo 1995-2002 era stata stimata complessivamente in 44 siti contaminati una sovramortalità di 9.960 decessi (1.423 l’anno), con un eccesso di rischio del 2% rispetto al resto della popolazione. Il Rapporto Sentieri del 2019 ha messo in evidenza un eccesso globale di 11.992 decessi nel periodo 2006-2013, pari a circa 1.499 in eccesso in un anno e di 2.645 tumori in cinque anni. Il contributo dell’inquinamento chimico ambientale al carico globale di malattie è accertato, come emerge dal Rapporto del gruppo di lavoro guidato dai ricercatori dell’Istituto superiore di Sanità.
«L’analisi si è focalizzata, in particolare, sulle patologie di interesse a priori, ossia quelle per le quali l’evidenza scientifica esistente mostra un’associazione con le fonti di esposizioni ambientali presenti in ciascuno sito» spiega Amerigo Zoma responsabile scientifico del progetto.
L’Organizzazione mondiale della Sanità ha identificato le 10 principali sostanze chimiche presenti nell’ambiente che preoccupano per la salute pubblica, tra cui: particolato atmosferico (es. PM10, PM2,5), metalli pesanti (es. mercurio, piombo e arsenico), pesticidi e inquinanti organici persistenti come i policlorobifenili (PCB) e sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), benzeni e diossine.
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
