Brescia è sesta per rincari: 289 euro in più a famiglia

La prima è Bolzano (+ 422) stando ai dati Istat elaborati dall’Unione consumatori Perugia è in controtendenza
Spesa (immagine simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Sesta in Italia per rincari davanti a realtà come Venezia e Milano: è proprio il caso di dire «cara Brescia quanto mi costi... ».

Lo spunto per analizzare la situazione locale arriva dalla classifica delle città (con più di 150mila abitanti) e regioni italiane che hanno registrato un aumento del costo della vita stilata dall’Unione nazionale consumatori partendo dai dati Istat sull’inflazione.

L’oro spetta a Bolzano che, pur non avendo l’inflazione più alta (+1,4%, il record spetta a Bari: +1,7%), «vanta» la maggior spesa aggiuntiva equivalente, per una famiglia tipo con 2,4 componenti, a 422 euro su base annua (dal giugno 2019 al giugno 2018). Seguono Verona, Bari, Modena, Genova e quindi Brescia. Qui l’inflazione è a quota 1% (quando in Italia e in Lombardia è allo 0,7) ed è stato calcolato un rincaro annuo di 289 euro (che si può confrontare con il +172 euro della media italiana e il +196 euro regionale). La nostra città. «Brescia - è l’osservazione dell’Ufficio studi dell’Unione nazionale consumatori - ha registrato un aumento dei prezzi maggiore rispetto alla media nazionale e lombarda. Sono cresciute le voci "bevande alcoliche e tabacchi", "abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili", "servizi ricettivi e di ristorazione" e "altri beni e servizi" (categoria che comprende dai parrucchieri alle assicurazioni, fino ai servizi finanziari, ndr).

In particolare - sottolineano - queste ultime due sono le divisioni di spesa che hanno pesato di più nel confronto con la media italiana e regionale. Non si registrano crescite, invece, nel settore dei "prodotti alimentari e delle bevande analcoliche" e sono da segnalare risparmi, accentuati, in quello delle "comunicazioni" e, contenuti, in quello di "abbigliamento e calzature"». Alberghi. Entrando poi nel merito del rincaro nei «servizi ricettivi e di ristorazione» evidenziato dai dati Istat su base annua il presidente provinciale di Federalberghi Paolo Rossi rende invece noto che «il prezzo negli alberghi cittadini è depresso: in alcuni casi le camere vengono svendute per sostenere l’occupazione. A livello nazionale dobbiamo fare i conti con il sommerso che fa concorrenza sleale, obbliga alla chiusura molti 2-3 stelle e sta iniziando ad attaccare i 4 stelle.

Gli amministratori dovrebbero intervenire - è il suo appello - : se il mercato è lo stesso tutti dovrebbero attenersi alle stesse regole». 

Continuando a scorrere la classifica seguono Trieste (al settimo posto), Venezia (nono posto, +211 euro), Milano (decimo posto, +205) e Roma (diciassettesimo, +152). L’ultima è Perugia. La città del cioccolato è in deflazione: l’abbassamento dei prezzi dello 0,1% genera un risparmio annuo di 23 euro. Un focus sul giugno 2019 lo propone l’Ufficio statistica della Loggia: l’inflazione a Brescia ha registrato una lieve diminuzione congiunturale (-0,4%, rispetto al mese precedente). In questo caso sono proprio i «servizi ricettivi e di ristorazione» a incidere sul calo: il -3,1% è legato al «ritorno della normalità dei prezzi del settore alberghiero - leggiamo nella nota del Comune - dopo l’incremento registrato a maggio per la Mille Miglia». Nel mondo. Infine una curiosità: la città italiana che figura nella classifica delle più care al mondo stilata da Mercer è Milano ed è 45esima. Dominano il podio Hong Kong, Tokyo, Singapore e Seul.

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