Bonifica Caffaro: la Loggia «perde» 6 milioni

Bonifica Caffaro: i 6 milioni ci sono, ma rischiano di non essere incassati, per non incorrere nelle more del Patto di Stabilità. La situazione è paradossale, ma dopo due anni di contese e sollecitazioni, la Loggia e gli altri Comuni coinvolti nel progetto di bonifica dovranno rinunciare ad incassare lo stanziamento per rispettare i vincoli di bilancio che, altrimenti, metterebbero a rischio altri investimenti. E così la buona notizia sul caso Caffaro - ricevuta lo scorso dicembre, quando gli stanziamenti del Ministero per il Bresciano erano stati riportati nero su bianco sulla Gazzetta ufficiale - soprattutto per il capoluogo rischia di trasformarsi in un'occasione sfumata.
Al centro, i discussi e attesi sei milioni di euro necessari per la bonifica da Pcb del Sito di interesse nazionale, stanziamento protagonista di un lungo braccio di ferro tra Stato, Regione e Comuni interessati, di cui Brescia si era fatta capofila e portavoce.
La rinuncia all'incasso potrebbe essere però aggirata affidanti i fondi ad una società terza, nel caso specifico la Sogesid Spa, ma questa per ora è un'idea sulle cui possibilità è in corso una verifica.
«Incassando» infine il risultato ultimo il 23 maggio, dove nel tavolo degli enti protagonisti è riuscita a dettare le priorità.
In pratica, l'Accordo di programma c'è e i soldi pure, ma a separare la Leonessa dall'incasso dei fondi per la «definizione degli interventi di messa in sicurezza e successiva bonifica nel sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro» è la manovra finanziaria.
A dire «no» agli stanziamenti ci hanno infatti già dovuto pensare i municipi di Passirano (costretto a rinunciare a 450mila euro) e di Castegnato (400mila euro).
Già, perché al nodo burocratico si affianca il fattore tempo. Che stringe sempre di più: il finanziamento del Ministero dell'ambiente (6.752.727 euro divisi, in misure differenti, fra le tre Amministrazioni) è cioè già disponibile e il primo passaggio in Regione è stato ultimato. A mancare è quindi solo l'ultimo step: il trasferimento dei fondi agli enti locali. I quali, però, si troverebbero a dover ricalibrare il proprio bilancio sulla base di uscite superiori alle entrate. Perché i contributi saranno erogati da Ministero prima e da Regione poi a piccole somme (come sancito nel decreto ministeriale 308/06).
Operazione, questa, che implicherebbe lo sforamento del saldo obiettivo e, quindi, del Patto. A meno che quei soldi non siano impiegati immediatamente, strada ad oggi però «impercorribile» per le pubbliche amministrazioni, tenute ad espletare le pratiche legate alla gara d'appalto.
A prendere in mano la situazione, insieme all'assessore all'Ambiente Paola Vilardi, è il collega titolare del Bilancio, Fausto Di Mezza. Perché ora come ora resta un'unica via da tentare: fare in modo che i finanziamenti possano entrare direttamente nelle casse del cosiddetto «soggetto attuatore», ovvero Sogesid Spa.
Nei prossimi giorni è fissata una riunione tra i due settori «per analizzare la situazione e appurare tutte le possibilità consentite dalla normativa - spiegano -. Ma ciò che è certo è che il tema ambientale rappresenta una priorità».
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