Bollino nero della Ue sul vino, ma i produttori non ci stanno

Penalizzata ogni bevanda alcolica senza distinzioni. La reazione dei bresciani: «Colpiscono i nostri prodotti di qualità»
La produzione vitivinicola nel Bresciano si aggira sui 130 milioni di euro - © www.giornaledibrescia.it
La produzione vitivinicola nel Bresciano si aggira sui 130 milioni di euro - © www.giornaledibrescia.it
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Un bollino nero e la lettera F sulle bottiglie dei vini e dei distillati. Un modo voluto per segnalare che l’alcol fa male, senza però distinguere fra prodotti, gradazioni, uso moderato e compulsivo. Una sorta di marchio d’infamia a prescindere.

Oggi l’Europarlamento vota il rapporto della Commissione speciale sulla lotta contro il cancro che include l’alcol fra le sostanze cancerogene e suggerisce l’introduzione del bollino nero per dissuadere i consumatori, come con le sigarette. Non è una legge, ma una raccomandazione, che tuttavia potrebbe trovare presto una applicazione. Il modello è quello del nutriscore, il sistema a semaforo che assegna agli alimenti un colore in base al livello di zuccheri, grassi e sale contenuti in cento grammi: il verde indica quelli sani, il rosso quelli da evitare.

Alla scala cromatica è associata una alfabetica, dalla A alla F secondo il rischio per la salute. Il vino, dunque, potrebbe finire dietro la lavagna: bollino nero e lettera F: fa venire il cancro.

Proteste

Il mondo vitivinicolo non ci sta e alza la voce. «È assurdo». Le Regioni Toscana, Friuli ed Emilia-Romagna, la Coldiretti nazionale, Federalimentare, lo stesso Governo per bocca del sottosegretario alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio hanno sollecitato la bocciatura della proposta. Nel Bresciano il valore della produzione vinicola si aggira sui 130 milioni, un quarto grazie all’esportazione. Un settore importante dell’agroalimentare, in crescita ogni anno, si tratti di Lugana come di Franciacorta. «Il vino è un segno di civiltà, fa parte della storia millenaria dell’area mediterranea», dice Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta, che nel 2021 ha toccato il record di vendite: venti milioni di bottiglie (+15,5% sul 2019, anno pre Covid).

«Chi non distingue fra vino e alcol ha perso qualche puntata della storia», ironizza amaramente. «La viticoltura ha sempre accompagnato la vita degli uomini. I Paesi che hanno problemi di alcolismo sono quelli che producono meno vino». Vedi l’Europa del Nord.

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Del resto, sottolinea Brescianini, «dove lo Stato interviene rendendo più costosi vini e distillati, non si è risolto il problema dell’alcolismo. I consumatori si spostano su prodotti più cattivi e nocivi alla salute». Casomai, suggerisce Brescianini, «bisogna insistere sul consumo intelligente». Proposte come quella del bollino nero, conclude, «sono pericolose perché mostrano la mancanza di conoscenza di quanto il vino rappresenti un fatto, oltre che alimentare, culturale e di civiltà».

Concetti che trovano concorde Giovanna Prandini, presidente di Ascovilo (riunisce i consorzi lombardi, fra cui Botticino, Valtenesi, Montenetto, Lugana, Garda e Valcamonica). «Guardiamo con grande preoccupazione a questa proposta del tutto anti storica, che penalizza anche altri Paesi di grande tradizione vinicola come Spagna, Francia e Germania», sottolinea Prandini. «È incredibile come noi europei possiamo essere masochisti riguardo ai nostri prodotti agroalimentari di eccellenza». L’augurio della presidente «è che il Governo e gli europarlamentari italiani, al di là delle appartenenze politiche, lavorino insieme per far bocciare la proposta. Sono fiduciosa in questo senso».

In etichetta sulle bottiglie è giusto indicare l’origine e la qualità del vino, «ma è sbagliato riassumere con il semaforo o i bollini i dati nutrizionali e gli effetti sulla salute». Così, ribadisce, «si penalizzano i nostri prodotti, favorendo gli interessi di chi non riuscirà mai ad eguagliare la loro qualità». L’Europa, chiude, «tuteli la sua storia». Fra oggi e domani la risposta dell’Europarlamento.

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