Franciacorta: qualità e sostenibilità per scordare il Covid

Il Franciacorta è uno degli 8 settori analizzati nella ricerca Bilanci 2020, l'approfondimento che ogni anno la redazione del Giornale di Brescia realizza con l'Università degli Studi di Brescia. Un inserto di 274 pagine in edicola dal 3 dicembre (10 euro più il prezzo del quotidiano) e online sul portale bilanci.giornaledibrescia.it (a cui si può accedere con il coupon contenuto nel volume o acquistando l'accredito online a 9 euro). Sul sito saranno a disposizione i dati economici di più di mille aziende bresciane in versione digitale, filtrabili e consultabili con immediatezza, anche per creare analisi personalizzate e confronti tra imprese.
Di seguito, un'anticipazione del lavoro del gruppo di ricerca, coordinato dal professor Claudio Teodori.
Anche il Franciacorta, come l’intero settore vitivinicolo italiano, che rappresenta il primo produttore mondiale, hanno subìto i contraccolpi della pandemia, con la riduzione di circa 2 milioni di bottiglie vendute, pari a 15,6 milioni a fine 2020: il recupero avvenuto nei mesi finali dell’anno in corrispondenza delle festività, anche se vissute a scartamento ridotto, ha permesso di limitare la contrazione annuale all’11%, da ritenersi contenuta tenuto conto del contesto.
Ne ha evidentemente risentito anche l’esportazione: la quota si assesta al 10,9% contro l’11,3% del 2019, pari a una mancata spedizione di circa 290mila bottiglie. Il principale mercato, anche nel 2020 è la Svizzera, che aumenta la sua quota al 23,4% (18,4% nel 2019) del totale esportato, seguita da altri importanti Paesi tutti in arretramento: Giappone (12,1%), Germania (11,9%), Stati Uniti (9,2%). Crescono invece il Belgio (6%) e in modo rilevante la Norvegia (4,9%).
Le imprese esaminate (alcune in più rispetto al 2019) sono solo quelle di cui si dispone del bilancio e che possiedono ricavi superiori a 500mila euro: si tratta di una porzione ridotta, in termini di numero, delle imprese aderenti al Consorzio (121 cantine associate).
I valori di bilancio mostrano una situazione che, pur manifestando alcuni segnali di peggioramento, ha comportato variazioni negative solo in alcuni indicatori, non modificando il livello complessivo di rischiosità. Il fatturato arretra del 6%, valore inferiore alla diminuzione del numero di bottiglie, segnale della piena tenuta dei prezzi.
Il valore aggiunto si conferma particolarmente ragguardevole, superiore al 38% in termini di incidenza sulle vendite, poco lontano da quello del 2019. L’Ebitda (margine operativo lordo) rimane su valori elevati, vicini al 24% dei ricavi (25% lo scorso anno): l’incidenza dei costi strutturali tende ad aumentare in misura contenuta, con un peso ingente degli ammortamenti.
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L’andamento delle variabili precedenti ha comportato la contrazione della redditività delle vendite (Ros), che dal 19,1% di inizio triennio arriva al 15,6%, confermando la tendenza riduttiva rilevata lo scorso anno, anche se nel 2020 è pienamente giustificabile. Quanto descritto non può che avere comportato il ribasso anche della redditività operativa complessiva (Roi), che si colloca al 3,7%, perdendo due punti percentuali in tre anni. Il Roe, cioè la redditività per i soci, si attesta al 7,1%: il confronto con lo scorso anno (2,2%) non è però omogeneo, a causa della presenza nel 2019 di un componente straordinario considerevole: eliminando questo effetto, si sarebbe registrata una riduzione di circa tre punti percentuali. L'incidenza del risultato netto sulle vendite è del 12,4%: ogni 100 euro di vendite si producono, in media, più di 12 euro di utili.
Il rapporto di indebitamento complessivo si è ridotto, anche a causa della rivalutazione: tuttavia le variazioni nel tempo non sono rilevanti. Anche gli altri indicatori subiscono poche modificazioni: il grado di copertura si colloca appena sotto l’unità ma vi è equilibrio tra scadenze, in quanto la parte eccedente di immobilizzazioni è coperta da debiti a medio-lungo; la sostenibilità economica del costo dell’indebitamento si riduce, portando l’incidenza degli oneri finanziari sull’Ebitda al 9%; sostanzialmente immutato il peso degli interessi passivi sul fatturato. I dati del primo semestre del 2021 sono molto positivi e fanno ben sperare non solo sul pieno recupero rispetto al periodo pre-pandemia ma anche su un ulteriore incremento: rispetto al primo semestre 2019 (il confronto con il 2020 è limitante), le vendite a volume sono in crescita del 12%, soprattutto nel mercato italiano, che vede nel Nord-Ovest la principale area di riferimento.
Questo grazie alla ripresa del canale Horeca, fondamentale per il settore: nel 2020, infatti, le ripercussioni maggiori hanno caratterizzato le imprese più piccole che privilegiano questo canale e non operano nell'ambito della Gdo. Le esportazioni raggiungono, sempre nel primo semestre, un valore leggermente superiore a quello del 2019 (+0,5%), incidendo per il 13,5% del totale venduto, malgrado le difficoltà ancora esistenti sui mercati internazionali: è un ottimo segnale sulla rilevanza dell'internazionalizzazione, che deve però guardare anche a nuovi Paesi.
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