Bimbo si fa male sulla giostra: alpini salvati dall’assicurazione

I genitori di un bambino di 5 anni avevano chiesto un risarcimento di 15mila euro
L’area degli alpini a Ciliverghe dove cinque anni fa il bambino si è rotto la tibia - Foto © www.giornaledibrescia.it
L’area degli alpini a Ciliverghe dove cinque anni fa il bambino si è rotto la tibia - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

Avrebbero rischiato la bancarotta. Per un conto da 15.600 euro che non sarebbero stati in grado di pagare anche davanti alla sentenza di un giudice civile. E invece a «salvare» il gruppo alpini di Ciliverghe ci ha pensato l’assicurazione Zurigo che ha rivisto la propria posizione rispetto all’inizio di questa vicenda e ha risarcito la famiglia di un bambino che si era gravemente infortunato in un’area che fa riferimento alle penne nere del paese dell’hinterland.

È l’otto giugno 2013 quando il piccolo, che all’epoca ha cinque anni, si rompe una gamba cadendo da una giostra durante la festa di fine anno scolastico. I genitori sono lontani e stanno mangiando lo spiedo quando il pianale del gioco cede improvvisamente.

Tutti si mettono in salvo, ma un bambino rimane intrappolato e riporta la rottura della tibia. L’assicurazione con la quale gli alpini avevano stipulato una polizza si sfila subito. «L’infortunio è avvenuto durante un’attività che non rientra in quelle svolte quotidianamente dagli alpini, titolari dell’area».

I genitori del bambino - il padre per altro è un componente dello stesso gruppo alpini - decidono di intentare una causa civile nei confronti delle penne nere nonostante - così raccontano testimoni presenti quel giorno - proprio la famiglia avesse fatto capire di non voler chiedere soldi agli alpini. E invece la richiesta, assolutamente legittima, viene presentata qualche settimana dopo.

Il risarcimento stimato è inizialmente di 9mila euro, poi schizza a 15mila euro a fronte di 233 euro di spese mediche sostenute durante la fase di riabilitazione alla quale si è sottoposto il bambino. «Il danno subìto è oggettivo» ha scritto il consulente tecnico d’ufficio nella relazione fornita al giudice civile, senza però riconoscere punti di invalidità per la giovanissima vittima.

Il conto fa andare in crisi gli alpini. «Non riusciremo mai a pagare quella cifra. Facciamo tutto per beneficenza e non abbiamo soldi in tasca» aveva fatto notare Ermanno Masserdotti, citato in giudizio in quanto legale rappresentante del gruppo di Ciliverghe.

Dopo cinque anni dal pomeriggio dell’infortunio sulla vicenda scorrono i titoli di coda dopo una lunga trattativa tra gli avvocati Mariachiara Fornasari, Marino Colosio e Andrea Canu legali delle penne nere e l’avvocato Mauro Zambelli, difensore dei genitori del bambino.

Un ruolo fondamentale per risolvere la vicenda, con una transazione firmata nelle scorse ore sulla base della richiesta economica della famiglia, lo ha senza dubbio svolto il gruppo assicurativo Zurigo, che è tornato sui propri passi e ha riconosciuto la natura dell’infortunio. Gli alpini salvano così le casse, comunque non certo floride, dalla bancarotta.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia