Bar e ristoranti: «Ci servono i test e un sostegno per le spese»

Chiedono più granazie e provvedimenti risolutivi. L'assessore Capra: «Siamo disponibili a dare una mano per plateatici e tassa rifiuti»
Un barista offre servizio da asporto dalla finestra - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Un barista offre servizio da asporto dalla finestra - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Hanno voglia di tornare ai fornelli e ospitare clienti, ma affinché ciò sia sostenibile dal punto di vista economico e sanitario chiedono che lo Stato, la Regione e il Comune mettano sul tavolo aiuti e garanzie. L’Sos è partito dal cuore della città, ha visto alcuni ristoratori e baristi tappezzare le vetrine di cartelli azzurri (con la scritta «E adesso?») e improvvisare un flash mob bloccato sabato dalla Digos. Ora il loro grido d’aiuto sfocia in un documento, firmato da numerose realtà, che verrà inviato alla Loggia, ma anche alla Regione e al Governo.

«Abbiamo chiuso le nostre attività, mentre le autorità continuavano a non prendere decisioni e la pandemia si diffondeva senza sosta - spiegano ristoratori e baristi -. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità, perché ci sentiamo parte di questa comunità e abbiamo pensato che il bene di tutti venisse prima del vantaggio dei singoli. Cassa integrazione e spostamento delle scadenze fiscali ci hanno dato una boccata d’aria, ma non sono certo stati risolutivi per far quadrare i conti di attività chiuse da due mesi».

E adesso? «Ora - sottolineano - ci viene chiesto di riaprire (a giugno, ndr), senza metterci nelle condizioni di poter svolgere il nostro lavoro, senza le dovute tutele sanitarie per gli operatori del nostro settore. È evidente che, date tutte le limitazioni per bloccare il contagio, l’attività di ristoranti e locali non sarà, per lungo tempo, quella di prima. Posti più che dimezzati, costi di adeguamento: siamo chiamati a ripensare le nostre attività e, se da un lato noi siamo pronti a metterci in gioco, abbiamo bisogno di garanzie e tutele. Brescia e Bergamo devono essere trattate in modo diverso rispetto al resto d’Italia, perché diverso è l’impatto che il virus ha avuto sul nostro territorio. Qui sono state maggiori le perdite e restano rischi più grandi».

Ecco quindi alcune proposte: test sierologici e tamponi per gli operatori prima dell’apertura; cassa integrazione pagata subito; ammortizzatori sociali fino a dicembre; incentivi per chi non licenzia e per la digitalizzazione; esonero dalle bollette fino a settembre e da imposte, tasse comunali e tariffe fino a dicembre, anche per i plateatici. E ancora: la pedonalizzazione del centro storico per tre giorni la settimana permettendo a tutte le attività di occupare ulteriori spazi all’aperto.

«Il nostro territorio è stato più colpito di altri: merita più attenzioni e più risorse», è il commento di Iyas Ashkar, titolare dei Nazareni che, viste le difficoltà del periodo, il 13 maggio, Hummus day, preparerà una ingente quantità di questa crema a base di ceci e tahina con l’obiettivo di donare il ricavato ai propri dipendenti. «Affitto, utenze, tasse e plateatici sono alcune delle nostre preoccupazioni: abbiamo bisogno di aiuti per non morire», aggiunge Pierangelo Pianta della Pizzeria Da Gianni.

Su questi temi il Comune si dimostra disposto a tendere la mano «per quanto possibile - spiega l’assessore Fabio Capra - ai ristoratori, ai baristi, ma più in generale anche ai commercianti e agli artigiani. Siamo al lavoro per studiare una forma di rimborso per la tassa rifiuti relativa ai mesi in cui le attività sono rimaste chiuse. Anche sulla questione dei plateatici siamo disposti a sospendere i pagamenti per il 2020, a favorirne di nuovi e a concedere l’ampliamento di quelli esistenti. Vogliamo aiutare chi è in difficoltà e, allo stesso tempo, chiediamo al Governo e alla Regione di sostenerci per il bilancio».

 

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