Auto di super lusso: i bresciani guidano 53 Rolls Royce e quasi 5mila Porsche

Nel Bresciano circolano 86 Lamborghini e quasi 700 Ferrari. Ecco in quali comuni vive chi può permettersele
Una lussuosissima Rolls Royce Ghost
Una lussuosissima Rolls Royce Ghost
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Il parco veicolare circolante al 31 dicembre 2022 in provincia di Brescia conta 824.906 autovetture. Brescia è la città della Mille Miglia e la passione per i motori è di casa. Quasi un’automobile a testa, se consideriamo solo i maggiorenni e trascuriamo gli over 80. Un parco veicolare ampio e assai ricco, viste le migliaia di supercar che girano nelle nostre strade.

I tabulati dell’ufficio studi dell’Aci permettono di distinguere tutte le 824.906 autovetture per marca e modello, apprezzando anche lo straordinario, è proprio il caso di dire, patrimonio di auto storiche.

I marchi

Per capirci possiamo vedere come nel Comune di Brescia risiedono 17 Lamborghini, tra cui tre splendide Aventador e una Miura, a fronte di 186 Ferrari, marca diffusa peraltro in gran parte dei Comuni bresciani, con tre esemplari ad Alfianello. Ma anche apprezzare le due Rolls Royce di Poncarale o le 50.299 Fiat Panda che, in tutte le diverse versioni, circolano per le strade bresciane.

Considerando alcuni dei grandi marchi di prestigio leggiamo che nel parco veicolare bresciano, alla fine del 2022, ci sono 68 Aston Martin, 71 Bentley, 687 Ferrari, 86 Lamborghini, 779 Maserati, 4.879 Porsche e 53 Rolls Royce. Solo sommando questi sette grandi marchi abbiamo 6.623 auto importanti. Alla fine del 2019, considerando gli stessi grandi marchi, risiedevano in provincia di Brescia 5.391 autovetture, a fronte di un parco veicolare composto da 810.141 automobili.

In tre anni le autovetture residenti in provincia di Brescia sono aumentate di poco meno di 15mila unità, pari al + 1,8% mentre, nello stesso periodo, le automobili di questi sette marchi di prestigio sono cresciute di 1.232 unità, pari al +22,8%. Magari è un caso e altri marchi di prestigio sono in contrazione ma, certo, colpisce come, anche in tempi di crisi il consumo di lusso tiene sempre.

Se poi allarghiamo il campo di osservazione agli altri marchi e modelli di lusso, pensiamo alle tre splendide Lancia Stratos che risiedono in terra bresciana, ma anche ai modelli top di gamma delle case tedesche (Audi, Bmw, Mercedes) e ai modelli di maggior costo di altri marchi illustri, il nostro parco veicolare deluxe si allarga fino a superare ampiamente le 20mila unità. Parliamo autovetture che, al di là del prezzo di acquisto, determinano costi di gestione elevati e coerenti con redditi adeguati quali sono certamente quelli dei 9.600 contribuenti con oltre 120.000 euro lordi annui. Siccome le auto di lusso sono più del doppio dei contribuenti con oltre 120.000 euro lordi complessivi si possono fare molte ipotesi.

A Brescia l’auto è sempre in voga; una passione che va oltre il tempo. Ci sono certamente dei collezionisti facoltosi che hanno più vetture e qualche amante dell’auto che fa i sacrifici per mettere in strada la sua (bellissima) Lamborghini Miura.

I redditi sopra i 120mila euro

Se, a questo proposito, andiamo a spulciare le dichiarazioni dei redditi dei bresciani, tra l’anno di imposta 2019, ovvero prima della pandemia, e il 2021 aumenta l’ammontare dei redditi dichiarati in provincia di Brescia aumenta nominalmente del +4,6%, poco meno di un miliardo di euro, banalmente per l’inflazione. Il reddito dei contribuenti con più di 75mila euro cresce complessivamente del +17%. In particolare aumenta anche il numero dei contribuenti più abbienti, coloro che dichiarano oltre 120mila euro lordi complessivi che arriva a quota 9.516 nelle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2022.

Parlare di evasione fiscale è come richiamare l’araba fenice: «Che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessuno lo sa». Come ogni anno, il ministro dell’Economia e delle finanze ha presentato, in allegato alla Nota di aggiornamento del Documento di Economia e finanza, un «Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto dell’evasione fiscale», dove sono indicate le strategie per il contrasto dell’evasione fiscale e i risultati raggiunti. In media, per il triennio 2018-2020, per il quale si dispone di un quadro completo delle valutazioni, il gap tax complessivo risulta di circa 96,3 miliardi di euro, di cui 84,4 miliardi di mancate entrate tributarie e 11,9 miliardi di mancate entrate contributive. Tale risultato risente, tuttavia, della riduzione significativa del gap in valore assoluto registrata nel 2020.

Ma i dati delle recenti relazioni sull’economia sommersa e sull’evasione fiscale e contributiva, allegate alle Nota, ci documentano qualcosa di ampiamente risaputo sui caratteri dell’evasione. In particolare si evidenzia come assai diversi sono i tassi di evasione tra dipendenti e pensionati (generalmente al di sotto al 3%, per via del lavoro irregolare) e autonomi e imprenditori (negli anni stabilmente oltre il 65%). Del resto i redditi di lavoro dipendente, come gli stipendi o le pensioni, vengono tassati alla fonte e sono percepiti al netto, già decurtati delle imposte versate dal datore di lavoro, che preleva una cospicua fetta degli stipendi per conto dello Stato.

L’evasione fiscale si annida particolarmente in alcune fasce, nel popolo delle partite Iva, dove si nasconde la più alta percentuale di evasori, per il semplice fatto che possono nascondere più facilmente ricavi e compensi. Ecco allora un primo dato di fatto: l’evasione fiscale si annida dove è più facile realizzarla. L’evoluzione tecnologica consente già oggi il controllo puntuale del comportamento dei singoli contribuenti e l’annunciato utilizzo dell’intelligenza artificiale, da parte della Guardia di Finanza, lascia ben sperare. Ma la lotta all’evasione non è un’azione tecnica neutra. È una scelta assolutamente politica che, nel Paese dei condoni tributari, sembra oggi non avere alcuna priorità. Anzi. 

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