Ascensore in Castello, nel 2026 la prima corsa ma i costi sono raddoppiati

Il sogno della prima corsa per «vedersi su» in 2 minuti e 5 secondi (senz’auto e senza scarpinare) è pianificato per l’estate del 2026. Ma per arrivarci davvero, c’è un ultimo ostacolo (letteralmente non di poco conto) da superare: quello economico.
Perché da quando se ne parla ad oggi, i costi del futuro ascensore direzione Castello sono quasi raddoppiati: il preventivo iniziale di 5 milioni di euro è ad oggi lievitato a 7,9 milioni. Un grattacapo che la Loggia sta affrontando, a partire da un’interlocuzione (ri)avviata con la Regione.
L’iter
Dov’eravamo rimasti? Dal punto di vista amministrativo (o, per dirla in parole semplici, dei permessi necessari) ci siamo. Brescia Mobilità ha ottenuto tutti i placet: c’è l’autorizzazione paesistica (l’ok è arrivato lo scorso giugno), carte in regola anche sul fronte Valutazione integrata ambientale (Via) della Provincia, fino ad arrivare al lasciapassare storicamente più complesso, quello delle belle arti.La Soprintendenza, infatti, il 2 agosto 2022, aveva già «svincolato» il progetto definitivo dell’opera fornendo una serie di prescrizioni. Eccole: l’ascensore dovrà mantenere un «formato mignon» con una cabina da 32 posti (al posto delle due iniziali), l’ingresso sarà sobrio anziché sfarzoso e, soprattutto, niente più vista panoramica a metà percorso. Tanto che il tracciato è stato calcolato al millimetro: 120 metri di collegamento che scorrono lungo un solo binario con un tragitto che sarà sotterraneo per due terzi e scoperto solo nell’ultimo tratto.
A questo si unisce la volontà politica: la Loggia intende andare avanti e realizzare l’ascensore e (non a caso) il vicesindaco e assessore alla Mobilità Federico Manzoni si dice «ottimista», anche alla luce dell’ultima riunione tecnica di mercoledì.
Appalto a fine anno
La magagna però c’è e si chiama, appunto, budget. Premessa: sul tavolo, al momento, ci sono i 150mila euro dello Stato che coprono la progettazione e, per la realizzazione dell’intervento, i 4 milioni di euro già destinati a Brescia dalla Lombardia. Ne mancano però quasi altrettanti: 3,9 per la precisione.
«Questo - spiega Manzoni - è dovuto in parte ad una stima iniziale forse troppo ottimistica, in parte dal rincaro dei materiali e in parte anche dalle richieste della Soprintendenza, specie per quel che riguarda gli scavi legati al tracciato interrato. La nostra intenzione è di chiudere l’iter progettuale definitivo con l’approvazione della linea tecnica del Comune per Brescia Mobilità e, parallelamente, trovare le risorse mancanti». L’idea è quindi di proseguire con la gara in estate, così da arrivare all’appalto «entro la fine dell’anno».
Dove e come trovare 3,9 milioni di euro visto che nel bilancio comunale non sono appostate risorse per l’ascensore del Castello? Almeno in parte dalla Lombardia e poi parte la caccia ai bandi papabili. «Abbiamo chiesto alla Regione un’integrazione economica e attendiamo uuna risposta - conferma il vicesindaco -. Questo anche ricordando a Palazzo Lombardia che Brescia ha un credito da riscuotere: nel famoso piano Marshall che ha distribuito risorse sui territori, infatti, al nostro capoluogo erano infine stati cancellati 2 milioni di euro di finanziamenti per la messa in sicurezza del sovrappasso di via Serenissima senza motivazione».
A questa partita se ne aggiunge una seconda, alla quale il vicesindaco tiene particolarmente: inserire l’opera nella gestione del sistema del trasporto pubblico locale. Il che significa che anche la corsa sull’ascensore direzione Castello sarà inclusa nel biglietto integrato, prezzi inclusi: «L’idea di fondo è di replicare le medesime tariffe. Chi raggiungerà via San Faustino con i mezzi pubblici potrà così sfruttare lo stesso biglietto per l’arco temporale stabilito».
Se ne parla da tempo
Un sogno che parte da lontano, quello del collegamento diretto con il Castello. Un sogno che è stato tradotto su carta, nel tempo, dalle matite di diversi architetti, alimentando convivi che alternavano l’idea di una funivia, di una cabinovia o di un ascensore in vetro. Cinque mandati, cinque squadre di Giunta, quattro idee diverse.
L’ipotesi di un servizio di ascensori che collegasse la città al Cidneo e al Capitolium era frutto di un progetto dello studio «Delta architetture & design» di Verona, commissionato dalla Società autostrade e presentato nel 2007con l’Amministrazione di Paolo Corsini. Era stata poi la Giunta di Adriano Paroli, nel 2009, a riportare il tema al centro: l’ipotesi - tradotta in un progetto preliminare nel 2011 - puntava a realizzare un parcheggio sotto la galleria Tito Speri, da cui fare partire l’ascensore.
Quindi, il dibattito interno alla squadra del primo mandato da sindaco di Emilio Del Bono, da cui era spuntata l’idea della funivia San Faustino-Colle. Scenario, questo, che vedeva in prima linea l’allora vicesindaca Laura Castelletti: nel 2013, Castelletti aveva inserito l’opera nel programma di Bs per passione. Nel mandato bis di Del Bono si è deciso per l’ascensore, riprendendo la proposta dell’associazione Amici del Cidneo, ma il progetto è scivolato nel periodo elettorale, incontrando anche più di qualche protesta. Fino ad arrivare ad oggi.
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