Antincendio, l’appello delle Comunità montane: «Servono più risorse per la manutenzione»
L’incendio che nel 2017 divorò 300 ettari di bosco a Campolaro. Quello che l’anno seguente, per via di un fulmine, danneggiò il monte Cocca a Tremosine. Il rogo che nel marzo 2022 mandò in cenere 300 ettari del «santuario della biodiversità» di Valvestino e Magasa. Senza dimenticare ciò che è successo, a più riprese, in Maddalena e nel Parco dell’Oglio Nord. Quello degli incendi boschivi, nella nostra provincia, è un problema diffuso e sentito. Un problema, in molti casi, di origine dolosa.
La Regione ne è consapevole: stanzierà 1,3 milioni di euro per la redazione dei Piani locali di prevenzione per il bienno 2023-2024. Piani che, come osserva l’assessore alla Protezione civile, Romano La Russa, affiancato dal collega con delega all’Agricoltura Alessandro Beduschi, «consentiranno di organizzare al meglio tutte le attività necessarie per contrastare e gestire gli incendi, pianificando le azioni necessarie, aldilà delle emergenze, durante tutto l’anno». Un milione e 300mila euro per tutta la Lombardia che va ad aggiungersi ai 2,3 milioni annunciati in estate per acquistare nuovi mezzi, attrezzature e dispositivi di protezione individuale e destinati, nello specifico, a Province, città metropolitana di Milano, Comunità montane, Parchi regionali e riserve naturali.
Benzina e assicurazione
Ma quali sono le necessità dei nostri boschi e di chi se ne prende cura? Massimo Ottelli, presidente della Comunità montana della Valtrompia, non ha dubbi: «Le attrezzature ci sono, la rete dell’emergenza è efficiente. Ciò di cui c’è bisogno sono i fondi per la gestione ordinaria dei mezzi: penso al pagamento delle assicurazioni, alla benzina, alle manutenzioni. La questione è emersa in un recente incontro con le realtà del sistema antincendio: i gruppi ricevano da noi 42mila euro e dalla Regione circa 40mila, ma il loro fabbisogno "ordinario" annuo è di 120mila euro, cifra che cercano di raggiungere organizzando iniziative o introitando contributi stanziati dalle generose aziende locali». Se sul fronte della prevenzione, Ottelli si ritiene tranquillo («Ci sono i controlli, le attività di sensibilizzazione nelle scuole...»), a preoccuparlo è la presenza, nei boschi, di tonnellate e tonnellate di legna da smaltire. Legna, «legata all’effetto del bostrico e della tempesta Vaia, che si trova in luoghi difficilmente raggiungibili: per questa operazione servirebbero decine di milioni di euro».
Più strade
Dalla Valtrompia alla Valsabbia: per il presidente della Comunità montana Gianmaria Flocchini la priorità è la prevenzione: «Servono strade tagliafuoco, opere di pulizia delle tante aree semiabbandonate a ridosso dei paesi, oltre a nuove vasche per le squadre antincendio. Certo, ci sono dei territori da recuperare, ma sappiamo che nel tempo la natura fa il suo corso: ciò che ci preme è prevenire gli incendi e salvaguardare case, persone e boschi». «Fondi per intervenire sui territori» farebbero comodo anche sull’Alto Garda (che ora, a Toscolano, vanta un nuovo gruppo di volontari antincendio) e in Valcamonica, territorio, quest’ultimo, danneggiato nel 2022 da una raffica di incendi.
Altre telecamere
Quanto, poi, al Sebino, la Comunità montana ricorda che «da tre anni il gruppo di Protezione civile è unico e conta 220 volontari dei quali circa 100 specializzati nell’antincendio boschivo. Dalla Regione quest’anno sono arrivati 24mila euro per spese correnti (usati per dpi e assicurazioni), 63mila in conto capitale (per sostituire le vecchie cisterne con tutti gli accessori, acquistare una termocamera, un pick up...) e altri 48mila straordinari vincolati all’acquisto di un nuovo pick up. Ciò che ci serve sono altre telecamere utili per intercettare i roghi e facilitare gli interventi: quelle che abbiamo coprono il 60% del territorio; vogliamo quindi acquistarne ulteriori tre il prossimo anno. Abbiamo anche 7 pick up da sostituire: hanno più di 20 anni».
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