Angela: il 28 maggio avevo nove anni (quasi dieci)
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Il 28 maggio 1974 pioveva.
Ricordo il cigolìo del tergicristalli della 500 di mia madre quando venne a prendermi a scuola, mentre mi diceva che a Brescia era scoppiata una bomba. Avevo 9 anni, quasi 10 in verità, e lo scoppio di una bomba era per me un'immagine remota e televisiva. Non sapevo che una bomba potesse fare così male, non sapevo che il ricordo di quel giorno avrebbe straziato la città negli anni a venire.
C'era un comizio in Piazza Loggia, una manifestazione antifascista a cui assistevano operai, insegnanti , c'erano centinaia di persone riparate dagli ombrelli e dai portici della Loggia. D'un tratto il rumore, tante volte sentito, riascoltato, registrato alla radio da mia madre nella convinzione che stessimo vivendo dentro la storia, una delle pagine più buie del dopoguerra italiano.
L'eco delle parole del sindacalista Castrezzati che dice : “State fermi, , state calmi, state all'interno della piazza” mi perseguita ancora oggi. Poi si chiama a più riprese il servizio d'ordine, si invitano gli astanti sotto il palco per lasciare spazio libero alla Croce Bianca, tutti alla sinistra della piazza, l'indicazione alla folla di spostarsi “Tutti in piazza della Vittoria” , lasciare il passaggio alle macchine dei soccorsi. Più tardi il telegiornale mostra tutta la disperazione in bianco e nero, le lacrime della gente, le macchie scure del sangue, i teli e le bandiere a coprire i resti dilaniati di 8 persone rimaste lì, per sempre sul pavimento di quella piazza bagnata.
Dopo una giornata frenetica passata ad ascoltare soprattutto la radio, a cercare le immagini dei rari telegiornali arrivò la sera, mio padre tornò dal lavoro. Tra le cose non chieste ad un padre anzitempo defunto una domanda domina su tutte: perché quella stessa sera decise di accompagnare tutta la famiglia in Piazza Loggia?
Ricordo che ci annunciò la notizia ed io ebbi paura. Mia sorella era molto piccola, non aveva ancora 4 anni e non ricorda. Mio fratello aveva 8 anni e lo spirito del bambino curioso. Mi convinse che la bomba era già scoppiata quindi si poteva andare tranquilli. Io però continuavo ad avere paura, e il timore mi accompagnò per tutta quella sera.
Di una piazza desolata dopo la pioggia e il pianto ricordo bandiere rosse, copie di quotidiani in edizione straordinaria distribuiti dentro la piazza, un silenzio inconsueto e doloroso, il selciato bagnato.
Tra le 8 persone morte c'era tra gli altri una madre di 3 figli e questo mi turbò, e ancora mi turba. Giulietta era un'insegnante, quella mattina aveva salutato i suoi bambini uscendo di casa. Ma Giulietta non tornò più dai suoi figli, la porta da cui era uscita non potè più accoglierla. Avevo 9 anni, quasi 10, e il primo ricordo di un dolore straziante è proprio quella mattina di pioggia alla fine di maggio.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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