Alcol tra giovanissimi: «Con la pandemia casi moltiplicati»

A dirlo sono le crescenti richieste di aiuto che arrivano agli operatori del settore, così come i numeri relativi alle vendite di alcolici che registrano un costante aumento. A confermarlo sono i dati diffusi da Areu, che fotografano un’impennata degli interventi del 118 in Lombardia per intossicazioni etiliche nei giovani tra i 13 e i 15 anni. Nei mesi di settembre e ottobre i soccorsi effettuati sono stati il 92% in più rispetto al 2019. Ma l’aumento dei casi di dipendenza da alcol non è limitato a giovani e giovanissimi.
«La pandemia ha ingigantito il problema dell’abuso a tutti i livelli e per tutte le età, tanto da rendere la situazione ingestibile» conferma Giovanni, coordinatore per l’esterno area Lombardia di Alcolisti Anonimi. Quest’associazione, a Brescia come nel resto del mondo, è da decenni in prima linea per offrire aiuto a uomini e donne che lottano per uscire dal tunnel dell’alcolismo. Una piaga che il Covid ha contribuito a diffondere ed è uno degli effetti collaterali più gravi di una pandemia che ha minato molteplici aspetti della nostra società.
«Molte persone - spiega il referente di AA - sono state spinte ad avvicinarsi all’alcol dalla noia. I lockdown e la conseguente perdita della socialità, uniti alla necessità di dover riempire il molto tempo libero a disposizione restando chiusi fra quattro mura, hanno spinto le persone a ricercare una qualche forma di evasione. Innescando abitudini all’apparenza innocenti». Una prima birra al mattino, una bottiglia di vino consumata a pranzo e un cocktail al pomeriggio, seguiti da una cena accompagnata ancora da vino, birra o amari.
«Sembra tutto normale, soprattutto in un territorio come quello bresciano, dove la cultura del bere è diffusa - spiega Giovanni -. Addirittura stiamo assistendo a casi di persone che barattano la dipendenza dalle droghe con quella dall’alcol, considerato più socialmente accettabile, oltre che accessibile».
La differenza fra il cosiddetto «bevitore sociale» e l’alcolista, però, «è che quest’ultimo non ha limiti. Ha un pensiero fisso che copre tutti gli altri. Un pensiero che porta all’isolamento, alla solitudine estrema, ma che proprio con la ricerca di un aiuto negli altri si combatte. Alcolisti Anonimi è attiva a Brescia dal 1980 con 23 gruppi, 4 in città e 19 in provincia. Viene così garantito, nel Bresciano, un incontro ogni sera. Nessuno così resta più solo».
«Un problema che riguarda invece soprattutto i giovani - conferma il referente di AA - è la nuova modalità di fruizione di alcolici e superalcolici, che prevede la ricerca dell’effetto immediato. L’unico obiettivo è quello di sballare e, soprattutto i più deboli, faticano a smarcarsi dalle logiche del gruppo, opponendosi ad atteggiamenti dannosi».
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