Aiutare Asia Bibi? Va bene, «ma meglio a casa sua»

La solidarietà mostrata dalla città nei confronti della donna perseguitata in Pakistan viene sconfessata dai commenti online
La notizia dell'offerta di asilo ad Asia Bibi sulla nostra pagina Fb
La notizia dell'offerta di asilo ad Asia Bibi sulla nostra pagina Fb
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«Per un povero italiano non si è mai mosso nessuno». Oppure: «Ma aiutare i bresciani in difficoltà no?». E ancora: «Perché proprio a Brescia? Il mondo è grande». Va bene mostrare solidarietà ad Asia Bibi, per carità, ma meglio «aiutarla a casa sua», insomma, come dice lo slogan. Anche se è proprio a casa che rischia di morire. 

Se dovessimo valutare l’offerta di asilo fatta dal Comune ad Asia Bibi in base ai commenti sulla pagina Facebook del Giornale di Brescia ci sarebbe poco da stare allegri. Perché l’apertura della città nei confronti di questa donna perseguitata viene sconfessata da frasi come «avanti un altro, qui c’è posto», «ne mancava proprio uno (in dialetto nell’originale, ndr)», «accogliere qualche italiano no neeeeeee...», «siamo a Brescia ma chissenefrega di quello che succede dall'altra parte del mondo, io non capisco». Come sempre, poi, le invettive si trasformano in insulti. In una vicenda, peraltro, dall'esito tutt'altro che scontato e che, ora come ora, serve soprattutto a mostrare sostegno e vicinanza. 

Se venisse sottoposta a referendum, la proposta dell’ordine degli avvocati di Brescia accolta dal sindaco Del Bono chissà come finirebbe. Bisogna dunque affidarsi a chi fa notare che si parla «di asilo politico ed un paese che si reputi civile solitamente lo offre a chi rischia la vita in patria». Oppure a chi sostiene che si tratti di «un’ottima notizia, di cui essere solo felici».

Un lettore sostiene però che la mobilitazione derivi dal fatto che Asia Bibi sia cristiana, «altre religioni muoiano pure», mentre un altro si preoccupa del fatto che «Bibi non sarà mai al sicuro purtroppo per lei», sottolineando il fatto che a Brescia, con la sua numerosa comunità pakistana, possa correre pericoli. «Ma non vi siete fermati a pensare che, se il Comune di Brescia si offre di fornire rifugio ad una persona, è perché possiede gli strumenti per farlo?», è la replica in un dibattito greve e incartato su se stesso. E, piaccia o meno, rappresentativo. Il problema è capire di cosa.

 

 

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