Acqua pubblica, pronto lo studio sui due «modelli»

La Provincia «rinnova» la commissione ciclo idrico: Via il confronto sul futuro di Acque Bresciane
La sede della Provincia di Brescia a Palazzo Broletto - © www.giornaledibrescia.it
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Il dossier acqua pubblica è rimasto sottotraccia per mesi. Ora è pronto ad infimmare il dibattito politico locale. Il nodo resta sempre lo stesso. Per il gestore unico del ciclo idrico (Acque Bresciane) va confermata la scelta del 2016, quando si optò per il modello misto, con partner privato fino al 49% (da individuare tramite gara)? O quella decisione va cambiata, mantenendo un assetto totalmente pubblico, come chiesto dal referendum provinciale del 2018 (stravinsero i sì ma andò a votare solo il 20%)?

La vicenda

Nei mesi scorsi il presidente della Provincia Samuele Alghisi aveva chiesto all’Ufficio d’Ambito di Brescia (Ato) e ad Acque Bresciane un approfondimento tecnico. Acque Bresciane si è affidata alla società di consulenza Agenia che ha appena sfornato lo studio che mette a confronto i due modelli, come conferma il presidente Alghisi. In sostanza entrambi gli assetti (pubblico e misto) sono considerati sostenibili.

Il misto resta leggermente preferibile perché l’apporto di capitali privati consentirebbe di velocizzare gli investimenti per ridurre le perdite degli acquedotti e realizzare i depuratori che consentano di evitare le multe europee. Ma la questione è anche politica: nel programma di «Territorio bene comune», la lista di centrosinistra che sostiene il presidente, c’è scritto: si deve andare «verso la forma interamente pubblica che garantisca gli obiettivi e la sostenibilità economica degli investimenti» e una tariffa equa.

Fatto sta che lo studio di Agenia e Acque Bresciane ora è in mano all’Ato, che dovrà fare una valutazione da ente regolatore. Quindi la palla passerà alla Provincia, in particolare alla commissione Ciclo idrico. Commissione nata nel 2016 e rinnovata ieri dal consiglio provinciale, a seguito delle elezioni dello scorso 18 dicembre.

Il consiglio

Doveva essere un passaggio scontato. In realtà la definizione del numero dei componenti della commissione ha generato un po’ di confusione. Si era partiti da 5, si è saliti a 7 (scelta presa dalla conferenza capigruppo), poi ieri, poco prima dell’avvio del consiglio, Fratelli d’Italia ha proposto di arrivare a 9, spiazzando il capogruppo di Forza Italia Paolo Fontana, non presente fisicamente in Broletto ma collegato in streaming. Alla fine però il merito è stato condiviso da tutti: vista l’importanza e la delicatezza del tema, meglio ampliare la rappresentanza.

Quindi la Commissione sarà composta dal presidente Alghisi, dai capogruppo Antonio Bazzani (Territorio bene comune), Guido Galperti (Civici Italia Viva), Giampiero Bressanelli (Provincia per passione), Paolo Fontana (FI), Daniele Mannatrizio (FdI), Massimo Tacconi (Lega, delegato dal capogruppo Alberto Bertagna); più un consigliere per ciascuna lista, per il centrosinistra Marco Apostoli (ha la delega al ciclo idrico) mentre il centrodestra, che ieri ha avanzato più nomi, deciderà nelle prossime ore. Il confronto.

«Negli scorso anni abbiamo lavorato bene - ha spiegato Apostoli - spero che anche la nuova commissione riesca a ragionare nel merito dei problemi, trovando la giusta sintesi. La gestione dell’acqua è fondamentale. È un bene che va preservato da possibili speculazioni che poi pagano i cittadini. Non è la benzina». Poi il consigliere ha annunciato che la prima seduta della commissione potrebbe essere convocata già la prossima settimana. «C’è molto lavoro da fare, dovremo riunirci in tempi brevi» ha confermato Alghisi. Il lavoro della commissione servirà per sviscerare la questione gestore unico (ma non solo).

L’esito potrebbe essere una mozione di indirizzo con la quale cambiare la decisione del 2016. Ma oggi come oggi le posizioni politiche in consiglio lasciano incerto l’esito di un eventuale voto. Nella maggioranza, ad esempio, Guido Galperti si è già detto perplesso rispetto a un gestore solo pubblico. E le posizioni nel centrodestra non sembrano ancora ben definite. Ma al di là della mozione, la scelta finale spetterà all’assemblea dei sindaci. Insomma, la querelle è solo all’inizio.

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