Abbiamo un problema (anche) con il gas radon

È radioattivo, cancerogeno e si trova ovunque: l’Italia avrebbe dovuto cambiare le leggi in materia di prevenzione, ma non l’ha fatto
PREVENZIONE RADON
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In questi giorni l’Italia è messa sotto accusa dall’Unione Europea per le misure antismog giudicate troppo blande. Un tema particolarmente sensibile, dato che nella Pianura Padana si respira un’aria pessima, tra le peggiori d’Europa. Se non arriveranno al commissario dell’ambiente Karmenu Vella provvedimenti «puntuali e credibili» finiremo davanti alla Corte di giustizia europea, dove sono già stati deferite Bulgaria e Polonia e dove rischiano di finire altri paesi come Francia, Spagna e Germania. 

C’è però un altro problema ambientale su cui ci stiamo muovendo con il consueto ritardo: si tratta del gas radon, un elemento radioattivo e cancerogeno, considerato la seconda causa del tumore al polmone dopo il fumo. Entro il 6 febbraio il nostro paese avrebbe dovuto applicare la direttiva europea che abbassa da 500 Becquerel per metro cubo d’aria a 300 Bq/m3 la media annua massima di concentrazione di tale gas negli spazi chiusi. Non solo: attualmente la legge italiana considera solo i luoghi di lavoro in fatto di controlli e eventuali bonifiche, mentre per l’Ue bisogna inserire anche le abitazioni private nella normativa.

Nulla di tutto ciò è stato fatto. Siamo inadempienti, dunque, e in Lombardia c’è poco da stare allegri. La nostra regione è, assieme al Lazio, la zona d’Italia in cui il rischio radon è più alto, stando alle analisi dell’Istituto superiore di sanità. Il gas è presente praticamente ovunque nel sottosuolo e fuoriesce più facilmente in terreni particolarmente porosi (ad esempio, nella fascia pedemontana). All’aria aperta si disperde, senza particolari problemi per la nostra salute. I guai arrivano invece nei luoghi chiusi, in particolar modo nei seminterrati in cui si accumula per la mancanza di un’adeguata ventilazione. Il pericolo, poi, cresce con l’aumentare dell’esposizione. Prendiamo ad esempio il magazzino di una ditta, usato abitualmente, o la taverna di casa: sono luoghi in cui è più probabile che l’inalazione diventi alla lunga rischiosa.
 
La Regione ha iniziato un lavoro di ricerca e prevenzione del rischio radon, con una verifica delle misure prese dalle singole amministrazioni per evitare che i luoghi che frequentiamo presentino concentrazioni che superano la media annuale di 500 Becquerel per metro cubo d’aria. L’obiettivo del Pirellone per il 2018 è di superare il 10% di amministrazioni che abbiano previsto nei rispettivi regolamenti edilizi norme costruttive per prevenire l’accumulo del gas. 

Nel Bresciano siamo al 13%: in una rapida ricognizione tra i Comuni virtuosi c’è Gardone Val Trompia, che ha avviato una campagna di controlli in tutte le scuole, oltre ad avere introdotto regole per l’edilizia contro il radon. In sostanza, servono sistemi efficaci di impermeabilizzazione e ventilazione dei locali seminterrati. Anche Chiari ha iniziato un percorso di campionamento in tutti gli edifici comunali che terminerà nell’aprile 2018, mentre a Montichiari il municipio sta esaminando in particolare la situazione della scuola media. Ma ci sono anche centri, come Rovato o Gavardo, che non si sono ancora posti il problema.  

In città il tema è tornato d’attualità nelle ultime settimane, con la chiusura del seminterrato di una scuola materna, la Bonomelli di Buffalora, a causa di concentrazioni di radon che la scorsa estate avevano raggiunto 1000 Bq/m3 d’aria. I bimbi non possono più entrare nell’aula usata solitamente per le attività quotidiane, come la psicomotricità, con notevole preoccupazione da parte dei genitori. Il caso è nelle mani del Comune di Brescia, che tra il 2012 e il 2013 ha avviato un programma di monitoraggio costante degli spazi seminterrati negli istituti scolastici. Prendendo come riferimento, tra l’altro, i limiti stabiliti dall’Europa, per tutelare maggiormente la salute di bambini, insegnanti e personale scolastico. Le ultime analisi, fatte in dicembre, hanno dato risultati definiti «confortanti» dall’assessore ai Lavori pubblici in Loggia. Manca però il responso finale dell’Ats. Per abbassare i livelli di radon non è stato complicato è bastato modificare l’impianto di ventilazione, facendolo funzionare più a lungo. Aerazione dei locali e impermeabilizzazione di pavimento e pareti sono le armi principali contro il radon: misure tutto sommato semplici, a patto che si prenda coscienza del problema. Su questo, c'è ancora da lavorare. 

 

 

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