A sette mesi fugge dalle bombe e dalla guerra: ora cerca una cura

Alexey, arrivato a Brescia con la mamma, necessita di essere operato
Mamma Yulia e il suo bimbo durante il viaggio verso l’Italia - © www.giornaledibrescia.it
Mamma Yulia e il suo bimbo durante il viaggio verso l’Italia - © www.giornaledibrescia.it
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Alle spalle sirene, palazzi squarciati dalle bombe, devastazione. Davanti una grande speranza: mettere al sicuro il suo bimbo, che ha soltanto sette mesi di vita, e trovare uno specialista disposto a operarlo. E a salvargli l’udito.

Così, con il cuore pieno di paure e fiducia, Yulia ha lasciato l’Ucraina e, grazie alla connazionale Ludmilla, di casa sul lago di Garda da tantissimi anni, e al bresciano Patrizio Campana (presidente del Rotary Vittoria Alata), che si è già messo al volante quattro volte per portare aiuti nella terra finita sotto attacco, ha raggiunto, ieri, la nostra città. Con lei, ovviamente, c’è il piccolo Alexey, un bimbo vivace, sorridente.

Il marito, invece, è stato trattenuto alla frontiera con la Polonia: pensava di poter lasciare il Paese per affrontare con la moglie in Italia i problemi di salute del figlio, ma per via di un timbro che mancava sui suoi documenti, ha dovuto ritornare a Rivne, la città dell’Ucraina occidentale in cui tutta la sua famiglia aveva trovato ospitalità da quando la situazione, nel Donbas, dove abitavano da sempre, era diventata troppo pericolosa.

Ludmilla e Patrizio, durante il viaggio di rientro in Italia con mamma e bambino, ci raccontano che il piccolo ha avuto la meningite quando aveva soltanto pochi giorni. Da un orecchio sembra che non senta nulla, dall’altro molto poco. In Ucraina, se non fosse scoppiato l’inferno, avrebbe dovuto essere sottoposto a un delicato intervento, ma la guerra ha sconvolto ogni cosa, buttando all’aria ogni piano. Dal Donbas la famiglia, insieme ai nonni, in un primo mento ha raggiunto Kiev: Yulia e il marito nella capitale hanno provato a cercare uno specialista disponibile a prendersi in carico la situazione, ma ogni tentativo, in tempo di guerra, si è rivelato unitile. Loro, però, non si sono arresi e hanno continuato a cercare, questa volta più a Ovest, a Rivne, verso la Polonia.

Lì, le porte alle quali hanno bussato sono rimaste chiuse. Ma grazie a un’associazione del posto, Yulia ha avuto il numero di telefono di Ludmilla, volontaria del centro aiuti per l’Ucraina di Castenedolo (ex Folzano) gestito da Nadiya e amica di Patrizio. I due, in viaggio insieme a un gruppo di bresciani con i furgoni pieni di aiuti umanitari per l’Ucraina, lo scorso fine settimana hanno raggiunto la tendopoli di prima accoglienza della Polonia in cui si trovavano la ventiduenne e il suo piccolo, li hanno accolti sul loro mezzo e hanno accelerato in direzione del Nord Italia. Nonni e papà. Ora la speranza di tutti è che si trovi, al più presto, una soluzione per Alexey.

Patrizio, inoltre, vorrebbe tornare alla frontiera a prendere il suo papà, non appena i suoi documenti saranno pronti. I nonni, rimasti a Rivne, pregano per il piccolino e sognano di poter rientrare in Donbas. La loro casa, però, sembra non esserci più.

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