A che punto sono e quanto costano i cantieri dentro la Caffaro

L'azienda è certa di non riuscire a finire prima di fine anno e non intende pagare l'affitto oltre. Cosa succede in via Nullo
Uno dei pozzi per il trattamento delle acque dentro Caffaro - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
Uno dei pozzi per il trattamento delle acque dentro Caffaro - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
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Il teorema di cantieri aperti all’interno dell’area della Caffaro è ben lontano dalla pronta consegna. Le operazioni da ultimare sono molte: non a caso l’azienda è certa di non riuscire a riconsegnare l’area prima della fine dell’anno. Senza contare che, non avendo più alcuna produzione all’interno dello spazio, Caffaro Brescia Srl non ha alcun interesse a pagare per ulteriori mesi le spese d’affitto.

La necessità di entrare nell’area di via Nullo è infatti unicamente legata ai cantieri (del valore di oltre 13 milioni di euro) che i vertici si sono impegnati a portare a termine sulla scorta dei provvedimenti disposti dall’Autorità Giudiziaria sulla scia dell’accordo raggiunto con la società. A partire dal costo di funzionamento della barriera idraulica. Non si parla di pochi spiccioli: basti pensare che il solo mantenimento della diga anti-veleni con il trattamento dell’acqua di falda è costato (dal 1° settembre 2020 al 31 dicembre 2022) 7.100.000 euro e che, di questi, ben 3,3 milioni sono stati spesi solo per l’approvvigionamento di energia elettrica.

Ma a che punto è la messa in sicurezza e il parziale smantellamento del sito? Il piano articola gli interventi secondo lotti omogenei (lotto serbatoi, lotto elettrico...) e prevede specifiche operazioni di lavaggio e bonifica delle apparecchiature e delle linee prima di procedere alla loro demolizione. Guardando al lato economico, basti pensare che il conto della sola dismissione della porzione dell’area occupata da Caffaro Brescia è stato di circa 3,8 milioni di euro.

Per quanto riguarda invece il nuovo impianto che dovrebbe agire sull’acqua di falda, al momento lungo il confine meridionale dell’area, vale a dire il lato lungo via Morosini, sono stati realizzati i due nuovi pozzi che raggiungono i 90 metri di profondità. In particolare, gli operai sono arrivati a una delle fasi clou: l’accensione dell’impianto di trattamento dell’acqua di falda, un ingranaggio fondamentale che ha l’obiettivo di aggredire uno dei problemi chiave dell’epicentro della contaminazione, ossia l’alta concentrazione di cromo esavalente e di clorati, sostanze che dovrebbero così essere abbattute. Sempre che tecnici e operai possano ancora varcare il cancello della fabbrica.

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