A Brescia le disabilità «sono in costante aumento, soprattutto a scuola»
Non esiste un registro delle persone con disabilità. La ragione è semplice: si tratta di un concetto sfuggente, fluido, difficile da definire. Include una gamma eterogenea di diversità e capacità fisiche, cognitive e sensoriali. A questo si aggiunga il fatto che i dati sensibili sono più tutelati di altri e, quindi, incasellati con maggior difficoltà in uno schema statistico di agevole lettura.
Tuttavia, la loro analisi è pane quotidiano per chi deve programmare interventi a sostegno delle persone, tant’è che si stima che nel Bresciano le persone con disabilità - ovvero che soffrono a causa di problemi di salute, di gravi limitazioni che impediscono di svolgere attività abituali - siano circa sessantamila. Il 5,2% del totale della popolazione.
La Giornata
Un mosaico composto da tessere eterogenee, ciascuna delle quali richiederebbe approfondimenti specifici. A stimolarli è la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità che si celebra domani, domenica 3 dicembre. È stata istituita nel 1992 dall’Onu per sensibilizzare le persone sul tema della diversità e del suo valore, dei diritti inalienabili di ogni essere umano, indipendentemente dalla condizione fisica, psichica, sensoriale, sociale.
«Quello che osserviamo, di anno in anno, è che le disabilità sono in costante aumento, soprattutto in ambito scolastico: solo a Brescia città sono 750 i bambini che hanno bisogno di un insegnante di sostegno - spiega Laura Maffazioli, responsabile dei Servizi e interventi per la disabilità del Comune di Brescia -. Alla crescita dei bisogni, fanno da contraltare le criticità nel reperimento dei professionisti. Una crisi che investe tutto il lavoro di cura della persona. Un esempio: pochi giorni fa stavamo per assumere ventuno insegnanti per le scuole dell’infanzia comunali. Sono entrate in servizio in tredici, perché le altre hanno rinunciato».
Quali disturbi
Sono in aumento i disturbi dello spettro autistico, e ne sono testimoni i neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza. Sono in crescita i disturbi del comportamento, con un deficit di attenzione fuori controllo. «Leggendo le diagnosi funzionali dei bambini, rileviamo che non tollerano frustrazione e limite e questo ci interroga sul ruolo dei genitori e sulla difficoltà che hanno a dire dei no, anche a limitare o vietare l’uso dei nuovi strumenti tecnologici che, per alcuni, sono addirittura diventati i sostituti delle baby sitter».
Le complessità sociali si combinano in un mix che mette a dura prova i servizi. «In un quadro complesso, con la difficoltà a dare risposte a tutti proprio per la crescita della domanda, c’è di certo una nota positiva: nessuno più nasconde un figlio disabile come poteva accadere in passato - continua Maffazioli -. Tuttavia, quando si sviluppa un desiderio di vita indipendente da parte della persona, anche nel solco della legge sul "dopo di noi", da parte delle famiglie si registra una difficoltà a pensare che i loro figli possano vivere, o convivere con altre persone disabili, in modo autonomo anche se supportato dai servizi, all’interno di un appartamento».
Conclude: «Noi, come Comune, abbiamo ancora fondi da spendere per la vita indipendente. Ad oggi sono trenta le persone che ne usufruiscono. In alternativa, per loro servirebbero altre tre comunità sociosanitarie di dieci posti ciascuna. Non è un passaggio facile, perché richiede un cambio di paradigma che vada da una visione medico-assistenziale a una sociale-promozionale. Ed è un desiderio di vita indipendente che è difficile da maturare, sia per i disabili sia per le loro famiglie».
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