A Brescia è emergenza personale nella Pubblica Amministrazione

Dal Tribunale all’Inps i dipendenti sono meno del necessario. La Fp Cgil: «Colpa del costo della vita»
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PA, MANCA PERSONALE
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È un gruviera, più che una Pubblica Amministrazione. Dal Tribunale alla Prefettura, dall’Agenzia delle Entrate all’Inail – il sistema bresciano degli enti pubblici continua a perdere risorse, mostrando le falle più che nel resto d’Italia. E dopo un decennio di stop alle assunzioni, di crisi economiche e di cambiamenti sociali ora i nodi vengono al pettine: le istituzioni sono più vecchie e depauperate.

Con un’età media dei dipendenti che si attesta tra i 50 e i 55 anni (in linea col dato nazionale) a causa del lungo blocco del turnover, oggi a Brescia si assiste a una vera e propria emergenza di personale: se negli enti locali e nella sanità il deficit si aggira intorno al 20%, il dato schizza nel mondo della previdenza, della giustizia e dell’economia.

I dati

Secondo quanto ricostruito dalla Fp Cgil di Brescia, all’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate lavora il 30% in meno dei lavoratori necessari, all’Inail e all’Inps manca invece circa il 40% del personale. La sede cittadina dell’Istituto di previdenza è passata dai 324 dipendenti del 2019 ai 248 al 31 dicembre scorso: ben 86 unità in meno in quattro anni.

Il Tribunale di Brescia funziona invece con 189 dipendenti, a fronte di un organico previsto di 277 unità: secondo la relazione della Corte d’appello, la scopertura giuridica sfiora il 50%, quella effettiva arriva al 32%. Persino alla Prefettura di Brescia il passivo è del 47%, secondo quanto ha recentemente rivelato la stessa prefetta Maria Rosaria Laganà al Giornale di Brescia.

All’Ispettorato del Lavoro, su un organico di 140 ispettori sono presenti solo in 52. Manca addirittura il 63% del personale necessario. Gli ispettori cosiddetti tecnici (quelli addetti alla salute e sicurezza) dovrebbero essere 31 ma sono solo in sei, cinque dei quali appena arrivati. Perché per ben cinque anni l’Inl ha avuto un solo ispettore tecnico. Con numeri simili viene da chiedersi come sia possibile effettuare tutti i controlli nelle aziende e garantire la sicurezza tanto auspicata nei luoghi di lavoro.

E poi ci sono le emorragie croniche nell’ente Provincia e alla Questura. Grazie a cinque concorsi la Provincia è riuscita ad assumere 51 nuovi dipendenti, a fronte di un fabbisogno di 65. Ne mancano all’appello 14 che «sono la conseguenza della mancata partecipazione dei candidati» - si legge nel Rendiconto del 2022.

Di recente è stato indetto un concorso per 28 impiegati anche al Tribunale: nessuno dei vincitori è venuto a Brescia. Anche all’Ispettorato del Lavoro c’erano 61 posti, ma sono arrivati solo sette nuovi dipendenti. La stessa Laganà ha riferito che dalla Prefettura si transita «per poco tempo» prima di chiedere il trasferimento.

Le cause

Oltre all’emorragia di dipendenti pubblici, c’è allora anche un «caso Brescia»? Cosa allontana i futuri lavoratori della Pa dalla provincia? A rispondere a questa domanda, ormai da qualche anno, sono gli stessi sindacati. «Brescia paga le politiche abitative e il costo della vita – spiega Vincenzo Moriello, segretario generale della Fp Cgil di Brescia -, anche chi vince i concorsi e proviene da altre zone d’Italia decide di non venire perché significherebbe spendere metà dello stipendio per il solo affitto».

Perché il problema retributivo (basso e bloccato da anni) c’è, ma non è il solo. «Per partecipare ai concorsi oggi la laurea è fondamentale. Ne consegue che i giovani hanno forti aspettative di carriera, ma oggi nella Pa non c’è un riconoscimento professionale». E le prospettive non sono ottimistiche: entro il 2026 saranno 300mila i pensionabili in tutta Italia. Il rischio di non riuscire a rimpiazzarli è concreto.

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