L’appello della prefetta: «Ci manca la metà del personale previsto»

I dipendenti operativi dovrebbero essere 200 e ai vertici ci sono solo la dottoressa Laganà e la vicaria
La prefettura di Brescia deve fare i conti con una carenza di organico © www.giornaledibrescia.it
La prefettura di Brescia deve fare i conti con una carenza di organico © www.giornaledibrescia.it
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Un caso Brescia c’è. Non è l’unico in Italia, certo, ma la fotografia dell’emorragia di personale alla Prefettura di piazza Paolo VI fa riflettere e discutere - anche a Roma. È proprio all’ombra del Cidneo che da anni si registra un inesorabile depauperamento delle risorse negli uffici dell’organo governativo, tanto da essere ormai arrivati ai minimi storici. E la carenza riguarda sia le figure dirigenziali che i dipendenti. Oggi la catena di comando è tutta al femminile ma ridotta all’osso: se si assenta la prefetta Maria Rosaria Laganà, resta solo la vicaria Annamaria Chiti Batelli.

«La prefettura di Brescia dovrebbe avere nove dirigenti oltre al prefetto; invece oggi ci ritroviamo solo in due», racconta la stessa Laganà. Il dirigente Antonio Naccari, ad esempio, sarebbe ancora in forza all’organico ma è stato recentemente nominato presidente della Commissione Profughi, così la gestione ordinaria resta solo in capo a Laganà e Chiti Batelli. Altrettanto profonda è la faglia che si è aperta negli uffici bresciani: a regime i dipendenti operativi dovrebbero essere circa 200, oggi i contrattualizzati sono poco più della metà. Manca esattamente il 47% del personale di cui la Prefettura di Brescia avrebbe bisogno. «Nelle scorse settimane aspettavamo sette nuovi impiegati, ma ne è arrivato solo uno», continua la prefetta Laganà.

Le cause

A disegnare il panorama attuale in Broletto sono diversi fattori: trasferimenti frequenti, turnover imposti e una generale indisponibilità a trasferirsi e a cambiare vita da parte di chi proviene da altre zone d’Italia. Il fenomeno di desertificazione, d’altronde, è comune a tutto il settore pubblico: scuole, questure, uffici statali, persino la Provincia e l’Inps. E a Brescia nemmeno i concorsi sembrano avere particolare appeal: dopo anni di spending review lo scorso anno è stato finalmente indetto un concorso che avrebbe dovuto portare all’assunzione di 92 nuovi dipendenti nella sede provinciale dell’Inps, ma il boom di rinunce ha determinato l’ingresso di sole 21 unità. La causa? Il costo della vita e l’indisponibilità dei vincitori. Storie simili a tutto il pubblico impiego, Prefettura compresa.

Così il 60esimo prefetto della storia di Brescia, insediatosi nel gennaio del 2022, si ritrova a reggere le sorti del Broletto in un momento storico di magra da record. Lei mostra comunque ottimismo, ribadendo di non voler «sollevare polemiche. Il problema è generalizzato e si registra anche nelle altre Prefetture, anche se effettivamente a Brescia e a Padova è molto più accentuato. Il caso è stato già segnalato al ministero».

Non solo: a inizio agosto Laganà ha chiesto un aiuto ai parlamentari bresciani Alfredo Bazoli (Partito Democratico) e Fabrizio Benzoni (Azione) per un’intercessione con Roma. L’ennesimo disperato appello per poter far funzionare la macchina.

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