A Brescia Due, dove il degrado nei parchi confina con il lusso dei grattacieli

Il quartiere è stato teatro nelle ultime settimane di diversi episodi di violenza, tra cui l'omicidio del 25enne Yassine Ezzabir
A Brescia Due i ruderi abbandonati distano pochi passi dai palazzi della finanza - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
A Brescia Due i ruderi abbandonati distano pochi passi dai palazzi della finanza - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
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I palazzi della finanza bresciana dominano il parco dove le siepi sono gli armadi dei senzatetto. Il locale del food di lusso e dei prezzi per pochi confina con lo stabile diroccato teatro di un omicidio tra disperati. Fotografie in bianco e nero di un quartiere della città. Siamo a Brescia Due, zona interna rispetto al cavalcavia Kennedy che porta in centro. Qui domenica scorsa, un 25enne è stato colpito da una bottigliata alla testa e poi da una grossa pietra. È finito in ospedale in condizioni disperate e ieri Yassine Ezzabir, origini marocchine e gli ultimi anni spesi tra città e provincia, è morto.

Per i carabinieri e il pubblico ministero Donato Greco a colpirlo a morte è stato il 27enne somalo Habile Mire, una serie di precedenti per spaccio e senza fissa dimora. Casa sua e di altri connazionali è l'immobile abbandonato in via Elba che confina con la pasticceria ristorante Sirani. Di qui il lusso, di là il degrado. Davanti il parco pubblico che inizia in via Sardegna.

«La notte vediamo le luci degli schermi dei telefoni che illuminano lo stabile, dove in teoria non dovrebbe entrare nessuno» raccontano i residenti di una palazzina vicina alle due realtà opposte. Gli stessi che domenica scorsa attorno alle 21.30 hanno lanciato l’allarme. «Abbiamo sentito urlare e poi una richiesta continua. "Aiuto, aiuto" gridava il ragazzo. Quando è arrivata l'ambulanza aveva già perso conoscenza».

Il giardino in cui è avvenuto il pestaggio mortale - © www.giornaledibrescia.it
Il giardino in cui è avvenuto il pestaggio mortale - © www.giornaledibrescia.it

L’immobile abbandonato

Le finestre e le porte sono murate. Tutte tranne una, dove entrano e escono i senzatetto e dove passa chi vuole comprare droga. «Spacciano, vediamo un via vai soprattutto quando c'è buio» conferma il passante che è di casa. Nella stessa palazzina di nessuno, meno di un mese fa, una ragazza è stata vittima di una brutale violenza sessuale. Ha comprato una dose di cocaina e lo spacciatore l’ha messa in trappola. Quando è riuscita a fuggire la donna ha contattato i familiari e la Polizia Locale che l’ha accompagnata in ospedale. Con il naso fratturato e varie escoriazioni che si è procurata nel tentativo di scappare dal suo aguzzino. Si tratta di un 24enne nato a Mogadiscio, ora in carcere dopo l’arresto scattato proprio dentro il rudere abbandonato.

Condivideva quella che oggi è una discarica tra sporco, rifiuti, bottiglie e siringhe, con il 27enne Habile Mire, fermato la notte tra lunedì e martedì con l’accusa di omicidio. «C’è da aver paura la sera perché la zona è molta buia e le presenze dentro e fuori il parco non fanno pensare a nulla di buono». La speranza viene da un telone pubblicitario affisso da una settimana o poco più sulla facciata dell’immobile che cade a pezzi. È l’annuncio di un progetto di ristrutturazione dal quale dovrebbero nascere nuovi appartamenti. «Speriamo, sarebbe fantastico. Dopo 20 anni di abbandono» commenta chi abita tra via Creta, via Elba e Sardegna.

Nessuno grida all’allarme sociale, ma allo stesso tempo nessuno nega che c’è un problema legato al degrado nei parchi della zona di Brescia Due.

Paura nei parchi

Di fatto da via Sardegna e fino al quartiere di Lamarmora ci sono quattro aree pubbliche verdi quasi collegate tra loro. Spiccano il parco Gallo, «dove in alcune zone sotto gli alberi vengono nascoste dosi di droga» si legge da verbali di forze dell’ordine, e poi il parco Tarello, illuminato su un lato e molto meno dall’altro, circuito di giorno per gli appassionati di running, e che di notte diventa la casa di chi una casa non ce l’ha. Come era per Isaac Oppong, il 54enne clochard morto di freddo fine gennaio. Dormiva sotto una sorta di pensilina, dove sono rimasti altri senza tetto stranieri che si ritrovano la sera. Le siepi trasformate in armadi a cielo aperto: vestiti, bottiglie, borse con il cibo. C’è di tutto. Quando cala il buio e le luci degli uffici nei palazzoni di cristallo si spengono, questa zona diventa la terra di nessuno.

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