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Strage di Pontevico, in aula i dubbi sulla morte di Manolo

La morte di Manolo al centro dell'udienza davanti alla Corte d'assise: il dna potrebbe sciogliere i dubbi, ma non si sa dove sia sepolto
MANOLO, SI CERCA LA SALMA
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«Diteci dov'è sepolto Manolo e noi faremo la comparazione del dna con il fratello». 

È questo l'elemento nuovo, emerso dall'ultima udienza davanti alla Corte d'assise di Brescia, in merito alla strage di Torchiera di Pontevico dell'estate del 1990, quando vennero uccisi nella loro villetta i coniugi Giuliano e Agnese Viscardi, di 58 e 53 anni, e i figli della coppia Luciano e Maria Francesca di 28 e 23 anni. 

 

 

Si salvò solamente Guido, il figlio più grande che ad oggi aspetta ancora risposte. Una su tutte: davvero Ljubisa Vrbanovic, detto Manolo, è morto? Per certificarlo è arrivato nei mesi scorsi dalla Serbia un documento che fissa il decesso all'11 marzo 2014 all'ospedale carcerario di Belgrado. La causa? Un carcinoma polmonare. È l'unico atto in questo momento nelle mani delle autorità italiane in merito al decesso del bandito dagli occhi gialli. 

«Non ci sono elementi concreti per dubitare dell'attestato», ha spiegato in aula il pm Mauro Leo Tenaglia che ha però anche aggiunto: «Non possiamo però nemmeno dire che Guido Viscardi sia paranoico nel nutrire dubbi sulla reale morte». 

Parole che hanno incontrato la condivisione del presidente della Corte Roberto Spanò. «La morte di Manolo è un dubbio che abbiamo tutti», ha detto in aula. «Fino a quando ci sarà una possibilità di ricerca non chiuderemo il processo». E la strada potrebbe essere quella che porta a Frosinone, dov’è rinchiuso Nenad Vrbanovic, il fratello che deve scontare l'ergastolo. 

«Comparando il suo dna con quello di Manolo possiamo scrivere la parola fine definitivamente», ha spiegato alla Corte il pm. Il problema è alla base: nessuno sa dove sia sepolto l'assassino dagli occhi gialli.

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